Ministero della confessione. La misericordia realizza la Chiesa

Accogliere tutti senza pregiudizi, perché solo Dio sa che cosa può operare la grazia nei cuori, in qualunque momento; ascoltare i fratelli con l’orecchio del cuore, ferito come il cuore di Cristo; assolvere i penitenti, dispensando con generosità il perdono di Dio; accompagnare il percorso penitenziale, senza forzature, mantenendo il passo dei fedeli, con pazienza e preghiera costanti

foto SIR/Marco Calvarese

In questi primi dieci anni di pontificato si stanno delineando i tratti caratteristici del pensiero teologico e pastorale di Papa Francesco. Dieci anni di grazia e soprattutto di misericordia. Tra i temi centrali, infatti, è presente in modo insistente e costante quello della misericordia, con un’attenzione e uno sguardo tutto particolare al confessionale.
“Vivendo di misericordia e offrendola a tutti, la Chiesa realizza se stessa e compie la propria azione apostolica e missionaria. Potremmo quasi affermare che la misericordia è inclusa nelle note caratteristiche della Chiesa, in particolare fa risplendere la santità e l’apostolicità”. Lo ha detto Papa Francesco incontrando i partecipanti al XXXIII corso sul foro interno promosso dalla Penitenzieria apostolica, svoltosi in Vaticano dal 20 al 24 marzo. Ancora una volta Francesco torna sulla necessità di vivere nel confessionale l’esperienza di un “incontro d’amore”, come lui stesso lo ha definito. Al suo ampio e luminoso magistero sulla confessione Papa Francesco ha aggiunto quattro parole per lui fondamentali: “accogliere, ascoltare, assolvere e accompagnare” sono le parole accorate che Francesco ha indirizzato ai sacerdoti, chiamati a vivere e ad amare il ministero della confessione. Accogliere tutti senza pregiudizi, perché solo Dio sa che cosa può operare la grazia nei cuori, in qualunque momento; ascoltare i fratelli con l’orecchio del cuore, ferito come il cuore di Cristo; assolvere i penitenti, dispensando con generosità il perdono di Dio; accompagnare il percorso penitenziale, senza forzature, mantenendo il passo dei fedeli, con pazienza e preghiera costanti. Il confessore, secondo Francesco, deve occupare molta parte del suo tempo nel confessionale, amare il silenzio, essere magnanimo di cuore e soprattutto deve essere consapevole che ogni penitente lo richiama alla sua stessa condizione personale. Lo ha detto nella sua riflessione ai sacerdoti: “Essere peccatore e ministro di misericordia. Questa è la vostra verità: peccatore e ministro di misericordia stanno insieme”. Per Francesco questa consapevolezza farà sì che i confessionali non restino abbandonati e che i sacerdoti non manchino di disponibilità.
Per Francesco la missione evangelizzatrice della Chiesa passa in buona parte dalla riscoperta del dono della confessione, anche in vista dell’ormai prossimo Giubileo del 2025. Da sempre la Chiesa, ricorda ancora Francesco, con stili differenti nelle varie epoche, ha espresso questa sua “identità di misericordia”, rivolta sia al corpo sia all’anima, desiderando, con il suo Signore, la salvezza integrale della persona.

E l’opera della misericordia divina viene così a coincidere con la stessa azione missionaria della Chiesa, con l’evangelizzazione,

perché in essa traspare il volto di Dio così come Gesù ce lo ha mostrato. Noi confessori, ha detto il Papa, dobbiamo moltiplicare i “focolai di misericordia”. Non dimentichiamo che siamo in una lotta soprannaturale, una lotta che appare particolarmente virulenta nel nostro tempo, anche se conosciamo già l’esito finale della vittoria di Cristo sulle potenze del male. La lotta, però, c’è ancora e la vittoria si attua realmente ogni volta che un penitente viene assolto.

Nulla allontana e sconfigge di più il male della divina misericordia.

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