Preparativi in corso allo stadio dei martiri di Kinshasa. Grande attesa per l’arrivo del Papa

Padre Gaspare Trasparano, missionario comboniano e direttore delle Pontificie opere missionarie della Repubblica Democratica del Congo, racconta la vita nel Paese, lo sfruttamento delle risorse, le violenze continue. Eppure la speranza non manca, e si augura che la visita apostolica possa essere l’inizio di un percorso di pacificazione

(Foto Popoli e Missione)

Fervono i preparativi nella capitale della Repubblica democratica del Congo (Rdc) per l’arrivo del Pontefice che atterrerà oggi pomeriggio alle 15.00 all’aeroporto di Kinshasa. Ad attenderlo con ansia sono soprattutto i giovani e i molti catechisti delle parrocchie che lo incontreranno il 2 febbraio allo Stadio dei martiri. “Vengo proprio da lì, dallo Stadio dei martiri. Ci sono passato stamani per vedere se è a posto: l’altra notte è crollata la tribuna per via del fortissimo vento e della pioggia battente. Adesso è stata rimessa in piedi e tutto sembra funzionare. Aspettiamo il Papa con una gioia immensa; non potete neanche immaginare cosa significhi la sua visita per noi!”. A parlarci da Kinshasa è padre Gaspare Trasparano, missionario comboniano e direttore delle Pontificie opere missionarie della Repubblica Democratica del Congo.

Evento per tutte le Chiese cristiane. “Da tre settimane i giovani sono in giro per i diversi quartieri della città a pubblicizzare la venuta del Papa – racconta a Popoli e Missione –. L’obiettivo è non lasciare fuori nessuno: tutti devono essere coinvolti ed accogliere sia Francesco che la sua delegazione. Anche i non cattolici qui stanno prendendo parte ai festeggiamenti, è un evento per tutte le Chiese cristiane, comprese quelle ‘del risveglio’ e le protestanti”. Il missionario per diversi anni ha vissuto ed operato a Butembo-Beni, nell’Est del Congo, denunciando il “carnage”, la carneficina, delle popolazioni del Kivu tutt’ora nel mirino delle milizie armate. In questa regione di confine, ricca di minerali, la posta in gioco è la terra e con essa le miniere di coltan, cobalto e terre rare.

L’“amico dei congolesi”. Il Papa, pur non andando a Goma (capoluogo della provincia del Kivu) per motivi di sicurezza, incontrerà comunque le vittime dell’Est e le loro famiglie il primo febbraio alle 16.30 presso la nunziatura di Kinshasa. “Quello che farò domattina, dopo la messa (che concelebro anche io con gli altri sacerdoti), è ringraziare personalmente il Santo Padre perché non ha mai dimenticato questo Paese e da quando ha denunciato il silenzio vergognoso dei massacri nel Kivu, non ha smesso di parlarne. Noi lo chiamiamo ‘amico dei congolesi’”.

“Qui si continua a morire”. Il missionario conferma che la situazione non è migliorata e le uccisioni non si sono fermate neanche in queste ultime settimane, “anzi le cose sono perfino peggiorate e i civili muoiono per gli attacchi dell’Adf e del movimento M23”, affiliati l’una all’Uganda e l’altra al Ruanda. Padre Gaspare si augura che “questa visita apostolica possa essere l’inizio di un percorso di pacificazione per far conoscere a tutto il mondo la realtà effettiva del Congo”. Quello che i missionari e la società civile chiedono è soprattutto l’istituzione di un Tribunale penale internazionale che possa giudicare i responsabili di crimini contro l’umanità del Kivu.

*redazione Popoli e Missione

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