Padre Ambrosoli beato, una vita per l’Africa (e gli ultimi)

Domenica 20 novembre a Kalongo viene proclamato beato padre Giuseppe Ambrosoli, medico comboniano, fondatore di un grande ospedale in Uganda. La sua vita dedicata ad accogliere e curare i malati è un esempio di servizio ai più fragili, formando anche generazioni di infermieri e ostetriche della regione. Nel pomeriggio di domenica messa di ringraziamento nel duomo di Como

Padre Ambrosoli nell'ospedale di Kalongo (Foto Fondazione Ambrosoli)

Padre Giuseppe non pensava certo che un giorno sarebbe diventato beato. Troppo impegnato a fare del bene ogni giorno, curando i malati del suo ospedale in Uganda. Invece domenica 20 novembre il medico missionario diventa beato, con una cerimonia proprio a Kalongo, presso l’ospedale dove ha lavorato per 30 anni.

(Foto Fondazione Ambrosoli)

Missionario comboniano. Don Giuseppe era così: instancabile e pieno di voglia di aiutare gli altri, i fratelli nel nome di Dio. Lo diceva anche da giovane: “Dio è amore, c’è un prossimo che soffre ed io sono il suo servitore”. Con questa frase comunicava alla famiglia la sua volontà di diventare missionario comboniano. Era il 1949, Giuseppe Ambrosoli aveva vissuto l’esperienza della guerra e si era laureato in medicina, la sua era la famiglia più in vista di Ronago (Como), gli Ambrosoli della famosa industria del miele. Dopo essere stato ordinato sacerdote dall’allora arcivescovo di Milano, monsignor Giovan Battista Montini (futuro san Paolo VI), nel 1956 parte per la diocesi di Gulu in Uganda, dove impara la lingua acholi, studia nel Seminario di Lacor ma soprattutto si occupa del dispensario di Kalongo, una capanna col tetto di paglia dove accoglie i malati.

Un polo di riferimento sanitario. Ambrosoli comprende il grande bisogno di strutture sanitarie in Africa e si dedica alla scommessa di realizzare un ospedale vero e proprio in grado di offrire cure e medicinali di buon livello. Ma certo non poteva fare tutto da solo e fonda anche la St. Mary’s Midwifery Training School, per preparare ostetriche e infermiere. L’ospedale che oggi porta il suo nome è cresciuto fino alla capienza di 350 posti letto, vero polo di riferimento per i malati di un largo raggio di territorio.

La tomba di padre Ambrosoli (Foto Fondazione Ambrosoli)

Gli ultimi giorni e il miracolo. Ma il 13 febbraio 1987, in piena guerra civile, i militari costringono padre Giuseppe ad abbandonare tutto in 24 ore. “Quello che Dio chiede non è mai troppo”, commenta il missionario che, dopo avere messo al sicuro i malati a Lira, si lascia alle spalle il lavoro di una vita. Lo stress è forte e una malattia renale lo porta alla morte nell’arco di poche settimane. Si spegne a Lira il 27 marzo 1987. Ma il suo nome resta per sempre nei cuori della gente, come conferma il miracolo avvenuto il 25 ottobre 2008. Una giovane mamma Lucia Lomokol, 20 anni, dopo un parto molto difficile in cui era morto il bambino, stava per morire di setticemia, quando il medico di turno ha messo sotto il suo cuscino l’immagine di padre Ambrosoli, il “grande dottore” che è riuscito ad operare anche dal cielo. E Lucia è guarita in modo “scientificamente inspiegabile”.

Da Kalongo a Como. Domenica 20 novembre, a Kalongo, si svolgerà il rito di beatificazione del Venerabile Servo di Dio padre Giuseppe Ambrosoli. La celebrazione avrà inizio alle 10, ora di Kalongo. In Italia saranno le 12. “Il Santo Padre Francesco ha delegato a presiedere la santa messa di beatificazione il nunzio apostolico in Uganda, l’arcivescovo monsignor Luigi Bianco”, precisa una nota della diocesi di Como. Il rito potrà essere seguito in differita, a partire dalle 14, sul canale YouTube de “Il Settimanale della diocesi di Como”. “Il vescovo di Como, il cardinale Oscar Cantoni, nel pomeriggio di domenica 20 novembre, Solennità di Cristo Re, presiederà la santa messa di ringraziamento per la beatificazione di padre Giuseppe Ambrosoli, alle 17, in cattedrale, a Como”.

(*) redazione Popoli e Missione

 

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