A Rumbek, cuore del Sud Sudan: per la pacificazione e il perdono

Testimonianze missionarie dalla diocesi di Rumbek. Il cui vescovo, 47 anni, ha trascorso già metà della sua vita in Africa: padre Christian Carlassare è il comboniano gambizzato ad aprile del 2021. Un Paese giovane ma carico di problemi, dove il vangelo porta semi di speranza

(Foto SIR/Missio)

Il Sud Sudan è un Paese giovane, non solo per la data di fondazione della Repubblica, che risale al 9 luglio 2011. Ma soprattutto per l’età media dei suoi abitanti: neanche 18 anni. Un dato che unito alla naturale “resilienza interiore” consente di nutrire moltissime speranze per il futuro, nonostante la strisciante guerra civile e la violenza tribale che vanno avanti senza sosta.
“Lavoriamo con i giovanissimi: questi ragazzi ci guardano come un esempio di vita, tramite noi possono anche scoprire una vocazione missionaria”. A raccontarlo, nel video di Luci nel Mondo per la Fondazione Missio, in occasione della Giornata missionaria mondiale, sono padre Krystof Zebit e padre Giovanni Girardi, comboniani. Il filmato, dal titolo ‘Seguire le orme di Cristo, non c’è altra via’, è stato girato interamente nella diocesi di Rumbek. Il cui vescovo, 47 anni, ha trascorso già metà della sua vita in Africa: padre Christian Carlassare è il comboniano gambizzato ad aprile del 2021 per infime ragioni legate alla leadership clericale locale.
Adesso sta bene e porta avanti la sua missione. Poco dopo quel tremendo atto di violenza padre Carlassare disse: “penso che quanto è successo a Rumbek stia in realtà riconsolidando le relazioni tra le persone e anche la fiducia che la gente vuole riporre nella Chiesa. Una Chiesa che non li abbandona, che non porta rancore e che sa andare oltre”.

(Foto SIR/Missio)

Le ingiustizie di cui parlava il comboniano sono frutto di una violenza tribale che fa seguito alla guerra civile durata otto anni tra il presidente Salva Kiir e il suo vice Riek Machar. L’avanzamento dell’accordo di pace procede tuttora a singhiozzo, e il Paese vive un precario equilibrio basato sul difficile riconoscimento reciproco dei gruppi armati, che erano in guerra fino al 2018. Oggi, pur riluttanti, questi gruppi sono obbligati a stare assieme nel nuovo esercito nazionale, ma l’intesa è traballante.
La presenza dei missionari, come spiegano loro stessi nel video, è un balsamo per le ferite dell’anima. E aiuta ad uscire dal circolo vizioso della faida.
“Per la gente di Rumbek l’affezione ai comboniani è dovuta al lavoro che abbiamo svolto in questi anni. In un posto di prima evangelizzazione come questo, evangelizzare attraverso i sacramenti è un cammino più lento, perché la maggior parte segue la religione tradizionale. Invece la testimonianza di vita arriva subito”, racconta padre Rosario Iannetti, che da 20 anni opera nell’ospedale di Mapuordit.
“Tramite la misericordia e l’amore di Dio la Parola viene capita immediatamente”, dice. E ancora, prosegue il comboniano padre Giovanni Girardi, “se si vuole una vita significativa non c’è altra via, bisogna seguire le orme di Cristo”.
“Noi partecipiamo della vita della gente che è in situazione di bisogno – spiega nel video padre Giuseppe Pellerino che lavora in un centro per disabili –. Ciechi, storpi e disabili: si cerca di essere vicino a loro e capire i loro bisogni. Avrebbero diritto a molto più aiuto, ma si fa quel che si può!”. Il 4 agosto scorso le parti coinvolte nel Revitalized Peace Agreement for South Sudan hanno firmato per una estensione di due anni del governo di transizione. Le elezioni slittano dunque al 2024, nel frattempo è compito delle parti in causa – coadiuvate dal lavoro della Chiesa cattolica e missionaria – operare per la pacificazione e il perdono.
“Sono convinto che anche da una situazione di peccato, seguendo le orme di Cristo, possono arrivare tutte le cose più belle di questo mondo”, dice padre Girardi.

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