Sud Italia. De Simone: “Pastori e teologi insieme per riscoprire il rapporto fecondo tra i vissuti ecclesiali e l’intelligenza della fede nel Mediterraneo”

La giornata di riflessione è promossa sabato 11 giugno a Napoli da Pontificia Facoltà teologica dell’Italia Meridionale, Facoltà teologica Pugliese, Pontificia Facoltà teologica di Sicilia. Interverranno una quindicina di vescovi

(Foto: ANSA/SIR)

Una giornata di riflessione e incontro su “Vissuti ecclesiali e intelligenza della fede nel contesto del Mediterraneo”, con teologi e pastori del Sud Italia in dialogo “per ascoltarsi, conoscersi, sperimentare il gusto di lavorare insieme”. L’appuntamento è a Napoli, sabato 11 giugno, nella sede della sezione San Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale (Pftim). L’incontro si colloca all’interno di un progetto di ricerca su “Il Mediterraneo come luogo teologico” ed è promosso dalle tre Facoltà teologiche del Sud dell’Italia (Pontificia Facoltà teologica dell’Italia Meridionale, Facoltà teologica Pugliese, Pontificia Facoltà teologica di Sicilia), già da tempo impegnate a pensare la specificità di una elaborazione teologica nel contesto del Mediterraneo. A Giuseppina De Simone, coordinatrice del Biennio in Teologia fondamentale della Pftim sezione San Luigi, chiediamo di raccontarci il senso dell’iniziativa.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Professoressa, perché questo incontro?

Sarà un incontro vissuto in semplicità, ma molto significativo. Vorremmo che fosse l’inizio di un cammino che può portare dei frutti buoni nella vita della Chiesa, soprattutto in ordine a quel rinnovamento della teologia, tanto auspicato da Papa Francesco, perché

l’obiettivo di fondo è lavorare insieme per superare quel fossato che tante volte si lamenta tra la teologia e la pastorale,

ma anche per uscire da una certa autoreferenzialità della teologia, che è il rischio nel quale a volte cadiamo, preoccupati di mantenere una purezza della riflessione teologica a livello accademico, dimenticando talvolta il rapporto vivo e vitale con la realtà ecclesiale, con il vissuto delle nostre Chiese.

Come nasce questo appuntamento?
Stiamo lavorando da alcuni anni a una teologia dal Mediterraneo, ossia a un fare teologia che si lascia provocare e toccare dalla realtà significativa del Mediterraneo. Ci è sembrato importante incontrare alcuni vescovi del nostro Mezzogiorno, perché il Sud Italia è uno spaccato del Mediterraneo. Ritrovarsi insieme, teologi e pastori, a ragionare sul rapporto tra l’intelligenza della fede e i vissuti ecclesiali ci può aiutare a ripensare insieme cosa significa fare teologia in questo contesto particolare e se c’è uno specifico del vissuto ecclesiale e della fede nel Mediterraneo, a partire dalla storia che caratterizza le nostre terre, i nostri paesi, se questo specifico può riflettersi anche nel modo di fare teologia e se può esserci una teologia che si connota in maniera particolare a partire da questo contesto. Il senso dell’incontro, dunque, è mettersi insieme intorno a un tavolo, che è anche lo stile sinodale, per provare a camminare insieme, a lavorare insieme, a trovare il gusto di interrogarsi, di discutere, di confrontarsi, di immaginare insieme un modo di vivere l’esperienza ecclesiale in cui il vissuto di fede non sia sganciato dalla riflessione teologica e quest’ultima sappia essere alimentata dal vissuto di fede e sappia a sua volta alimentarlo. Dobbiamo ritrovare un rapporto fecondo.

Chi parteciperà all’incontro?

Saranno presenti tutte e cinque le Regioni ecclesiastiche del Sud dell’Italia, con rappresentanze da Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Saremo una cinquantina di persone. I vescovi presenti saranno una quindicina. Avremo, poi, delegazioni della Facoltà teologica pugliese e della Facoltà teologica di Sicilia, oltre ai docenti della Pftim. È importante sottolineare che quest’incontro è stato promosso dalle tre Facoltà teologiche. L’idea è quella di un lavoro in rete. Il Papa quando è venuto a Napoli nel 2019 ci ha detto, tra le altre cose, che la teologia si deve costruire in dialogo e uno dei criteri fondamentali del rinnovamento della teologia indicati da Papa Francesco anche nella “Veritatis gaudium” è proprio questo fare rete.

È un cammino che avete avviato?

Sì, stiamo sperimentando questo fare rete tra le tre Facoltà teologiche del Sud, è un fare rete tra le Facoltà teologiche e le Chiese del Sud Italia ed è un fare rete tra il vissuto di fede e l’elaborazione teologica. Si tratta non di rendere la teologia funzionale alla pastorale, ma di riportare la teologia nel grembo vivo della fede della Chiesa da cui nasce, in quel vissuto ecclesiale di fede di cui la teologia è chiamata ad essere intelligenza riflessa. Questo perché sia possibile un annuncio della fede ancora più incisivo e più profondamente radicato nei luoghi e nel tempo in cui il Signore ci ha posto. La particolarità non è qualcosa che limita: il ritrovare il senso profondo della specificità del Meridione e del Mediterraneo, in maniera più ampia, non è il rivendicare una particolarità che chiude, da pensare in termini di contrapposizione. È proprio riscoprendo il senso profondo di ciò che siamo e della nostra storia che possiamo dare un contributo più significativo a un processo più ampio di ripensamento e rinnovamento della teologia e di quell’annuncio della fede che non ha confini e che dobbiamo ritrovare in tutta la sua freschezza e incisività per la vita delle persone e in ordine alle sfide che viviamo.

Il Mediterraneo è uno spazio centrale, anche dal punto di vista geopolitico, in cui si condensano le grandi sfide attuali.

Serve anche un senso di un’attenzione viva, di una capacità di ascolto e di lettura, da portare avanti, superando la dicotomia tra il pensiero e l’esperienza, per recuperare la capacità di un pensiero che pensa la vita e, quindi, anche di una teologia che aiuta a pensare la vita, la storia. Questo è possibile solo se la teologia ritrova il suo rapporto vivo con la storia. Credo che il modo migliore perché questo accada sia anche recuperare il rapporto con una dimensione popolare del vissuto ecclesiale.

Come si svilupperà l’incontro?

In un primo momento sarà presentato il lavoro che stanno portando avanti le Facoltà teologiche di ricerca su “Il Mediterraneo come luogo teologico” e poi ci sarà un ampio spazio dedicato ai vescovi, che porteranno la realtà della fede della loro gente nelle comunicazioni che offriranno. Attraverso le problematiche, le risorse, le potenzialità che segnano la realtà delle Chiese locali, potremmo ricostruire il quadro delle Chiese del Sud Italia e le sfide che si trovano ad affrontare: la questione ambientale, dei migranti, le problematiche dei piccoli centri e delle aree interne saranno al centro del nostro incontro.

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