Libertà e vita, un messaggio coraggioso e necessario

Il tema del Messaggio della Cei per la Giornata per la vita di quest'anno è “Libertà e Vita”: nessuno dei due beni può essere violato senza che l’altro ne risenta. Un messaggio coraggioso e necessario, considerando il contesto culturale per il quale la libertà è autodeterminazione assoluta e arrogante. Il tema della vita nascente è quello che consente di osservare fino a che punto arriva la corruzione della libertà invocata per impedire, con la forza della legge, la nascita di bambini “fuori programma”, oppure per volerli a tutti i costi alimentando lo “scarto globale” di esseri umani. Complice di una simile interpretazione corrotta di libertà è la menzogna che, con un linguaggio edulcorato o con la censura, nasconde la verità dell’altro diminuendone o azzerandone la dignità umana

foto SIR/Marco Calvarese

C’est la nuit qu’il est beau d’attendre la lumière; il faut forcer l’aurore à naître en y croyant” (È di notte che è meraviglioso attendere la luce. Bisogna forzare l’aurora a nascere, credendoci). Così scriveva il poeta drammaturgo francese, Edmond Rostand. Questo pensiero mi pare si attagli molto bene alle Giornate per la vita che da 43 anni celebriamo in Italia ogni prima domenica di febbraio. Accanto, subito un altro pensiero che si trova in un comunicato dei vescovi (marzo 1979) in collegamento con l’approvazione della legge sull’aborto e che ha segnato la strada delle Giornate per la vita: “Per ritrovare speranza bisogna avere il coraggio di dire la verità: la vita di ogni uomo è sacra”. La notte, la luce e l’aurora, il coraggio, la verità e la vita. Su tutto la speranza. Qual è il nesso? Per comprenderlo bisogna ricordare che la Giornata per la vita è stata voluta dai vescovi italiani per dire che la Chiesa non si sarebbe mai rassegnata ad una legge “intrinsecamente e gravemente immorale” (La comunità cristiana e l’accoglienza della vita umana nascente, 8 dicembre 1978) e per tenere sveglie le coscienze rispetto al possibile prevalere dell’assuefazione e dell’indifferenza di fronte a una moltitudine di bambini cui viene impedito di nascere e di donne che restano segnate da una ferita profonda. Si legge in un comunicato della Cei del 1987: “Con la Giornata per la Vita, si vuole invitare il popolo italiano a diventare più consapevole della gravità di questo fatto, troppo spesso fasciato di un silenzio che non è giusto né umano. Non è una giornata di protesta, ma di appello alla solidarietà con la vita e per la vita. Una giornata a servizio ed a favore della civiltà. È l’occasione per una proposta amica all’opinione pubblica, alle istituzioni, ai medici e agli altri responsabili della salute, ai cittadini, credenti e non credenti”.

Quest’anno il tema è “Libertà e Vita”: nessuno dei due beni può essere violato senza che l’altro ne risenta. Un messaggio coraggioso e necessario, considerando il contesto culturale per il quale la libertà è autodeterminazione assoluta e arrogante. Il tema della vita nascente è quello che consente di osservare fino a che punto arriva la corruzione della libertà invocata per impedire, con la forza della legge, la nascita di bambini “fuori programma”, oppure per volerli a tutti i costi alimentando lo “scarto globale” di esseri umani. Complice di una simile interpretazione corrotta di libertà è la menzogna che, con un linguaggio edulcorato o con la censura, nasconde la verità dell’altro diminuendone o azzerandone la dignità umana. Invece, la libertà è intimamente connessa alla verità, per questo non dobbiamo stancarci di ripetere che il concepito è uno di noi; è dotata di una intrinseca componente relazionale per cui l’accoglienza della vita è condizione di libertà e l’amore è la sua più alta espressione. Scegliere senza tenere conto della vita altrui, è sopraffazione anche se invece vengono invocati la libertà e i diritti umani. Paradossalmente, proprio a causa di una diffusa mentalità pro-choice che si coniuga con la negazione dell’umanità del figlio concepito e non ancora nato (considerato un “grumo di sangue”!), la prevenzione dell’aborto si riduce solo alla contraccezione e così molte donne ricorrono all’interruzione di gravidanza spinte soprattutto da vari condizionamenti e dalla mancanza di riferimenti cui rivolgersi per trovare sostegno, aiuti e condivisione delle difficoltà. L’inno alla libertà di aborto ha portato alla “necessità” di abortire e a non rafforzare le alternative che restituiscono alla donna la libertà di accogliere il proprio figlio. In questo contesto si apprezza la silenziosa quanto preziosa opera dei Centri di aiuto alla vita, delle Case di accoglienza, dei servizi Progetto Gemma e Sos vita, realtà federate al Movimento per la vita, così come di quest’ultimo l’azione culturale che non si stanca di ripetere che il concepito è uno di noi. Non uccidere era e resta il primo passo verso un cammino di libertà. Dire “sì alla vita” di tutti onorando in tutti, dal concepimento alla morte, quell’inestimabile valore chiamato dignità umana, è il criterio decisivo per distinguere la vera dalla falsa libertà e dare compimento – si legge nel messaggio dei vescovi – ad una libertà che può cambiare la Storia. Nel buio coltiviamo allora la speranza della luce e forziamo l’aurora a nascere!

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