“La sentenza n. 204 del 2025 della Corte Costituzionale segna un punto fermo nel dibattito sul fine vita e sull’aiuto medicalmente assistito al suicidio. La Corte ha stabilito che le Regioni possono intervenire per organizzare il funzionamento del servizio sanitario, ma non possono sostituirsi allo Stato nel definire requisiti, tempi perentori o standard sostanziali di accesso alla procedura”. Ad affermarlo in una note è Marco Marseglia, presidente del Forum delle associazioni familiari del Veneto.
Nel caso della legge toscana n. 16/2025, la Corte “ha ritenuto legittimo l’impianto generale, riconducibile alla tutela della salute e alla regolazione delle procedure interne alle aziende sanitarie. Sono state però dichiarate incostituzionali le disposizioni che fissavano requisiti di accesso, termini rigidi per le valutazoni e che qualificavano il suicidio medicalmente assistito come prestazione sanitaria o livello di assistenza, ambiti riservati alla competenza esclusiva dello Stato”, precisa Marseglia. Particolarmente significativo è il chiarimento sul tema dei “tempi certi”: la Corte ha precisato che “la necessaria sollecitudine nella presa in carico della persona non può tradursi in scadenze perentorie stabilite da leggi regionali, poiché la definizione dei tempi incide su diritti fondamentali, sulla tutela delle persone vulnerabili e sull’uniformità di trattamento sul territorio nazionale”.
Le conclusioni della Corte trovano consonanza con le preoccupazioni già espresse dal Forum delle famiglie veneto nel 2023, che aveva richiamato il rischio di “una gestione eccessivamente burocratica e accelerata, a discapito dell’alleanza terapeutica, dell’ascolto e dell’effettiva offerta di cure palliative”. La Corte ribadisce infatti che “il suicidio medicalmente assistito non è una prestazione sanitaria ordinaria e che le cure palliative restano un elemento centrale del percorso di cura”. In questo quadro, prosegue Marseglia, si colloca anche” il richiamo del Forum, essenziale e non ideologico, alla pietas cristiana, intesa come atteggiamento di accompagnamento rispettoso e solidale della persona nella fase finale della vita, senza anticiparne la morte”. Secondo il presidente del Forum del Veneto, il messaggio che emerge è chiaro: “le Regioni possono organizzare, ma non decidere al posto dello Stato. Spetta ora al Parlamento assumersi la responsabilità di una disciplina organica che garantisca uniformità giuridica, tutela delle persone più fragili e centralità del prendersi cura fino alla fine della vita”.