“I pastori hanno il dovere di parlare con chiarezza sulla realtà del Paese, non da una posizione politica o partitica, ma dalla responsabilità come servitori del Vangelo. Si osserva con preoccupazione che alcuni discorsi pubblici costruiscono una narrativa che non corrisponde all’esperienza quotidiana di milioni di messicani”. È il duro giudizio espresso dalla Conferenza episcopale messicana, nel messaggio al Popolo di Dio diffuso ieri, nel contesto della propria assemblea plenaria.
Proseguono i vescovi, rispondendo indirettamente al Governo della presidente Claudia Sheinbaum, che ha sbandierato una diminuzione degli omicidi del 37 per cento, nei primi 13 mesi del suo mandato: “Si dice che la violenza è diminuita, ma molte famiglie e popolazioni intere vivono con paura costante. Si afferma che si combatte la corruzione, ma l’impunità prevale in casi gravi e scandalosi. Si dichiara che l’economia va bene, ma molte famiglie non riescono a riempire il loro paniere e molti giovani non trovano opportunità di lavoro. Si assicura il rispetto delle libertà, ma coloro che esprimono opinioni critiche sono screditati. Si dice che il Paese è il più democratico del mondo, ma si sono compromessi gli organismi e le istituzioni che garantivano l’autentica partecipazione cittadina. La violenza si è normalizzata, il cancro della criminalità organizzata ha esteso i suoi tentacoli. Continuano gli assassinii e le sparizioni. Intere famiglie sono sfollate a causa del terrore della delinquenza organizzata. Le estorsioni sono diventate sistematiche per imprenditori, agricoltori, trasportatori e famiglie umili. Lo Stato ha ceduto il controllo territoriale a gruppi criminali in molti luoghi. Sacerdoti, religiose e agenti pastorali sono stati minacciati e assassinati. I giovani vengono sequestrati e portati nei campi di corruzione o sterminio. La migrazione forzata continua. Migliaia di messicani lasciano le loro terre per fuggire dalla violenza. Attraversano il territorio migliaia di fratelli centroamericani e di altri continenti, vittime di estorsione, sequestro, tratta e morte. Il volto del migrante è il volto di Cristo crocifisso oggi”.
Conclude la nota: “La speranza cristiana non consiste nel chiudere gli occhi di fronte al male, ma nel mantenerli aperti riconoscendo che Cristo ha vinto il male con il bene”. I vescovi messicani “non hanno la soluzione, ma sono disposti a cercarla in dialogo con tutti coloro che amano veramente il Messico, al di là del partito, dell’ideologia o del credo”.