“Una buona notizia, ma non è sufficiente. Abbiamo bisogno di un accordo definitivo che ponga fine alla guerra, che riporti a casa tutti gli ostaggi, gli ostaggi israeliani, e che avvii un nuovo processo a Gaza che porti a un nuovo governo e poi a negoziati tra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese sull’accordo e sul modo di convivere, in realtà, dal fiume al mare”. È quanto dichiara il rabbino Avi Dabush, direttore esecutivo dell’organizzazione israeliana “Rabbini per i diritti umani”, commentando, per il blog “Tra Cielo e Terra – Note di geopolitica delle religioni” (https://www.tracieloeterra.blog/), l’annuncio di Hamas di accettare un cessate il fuoco a Gaza. Fondata nel 1988 l’organizzazione israeliana è impegnata nella difesa dei diritti umani in Israele e nei Territori Palestinesi. “Questa è l’unica opzione valida per tutti noi, per entrambi i popoli, e non sogni folli di trasferimenti, uccisioni, annessioni e così via – rimarca Dabush, sopravvissuto insieme alla sua famiglia alla mattanza del 7 ottobre 2023 -. Quindi speriamo che questo sia solo l’inizio di un accordo molto più ampio e speriamo che i nostri alleati in Egitto, Arabia Saudita e, naturalmente, Stati Uniti, Nazioni Unite e Ue facciano parte di un accordo stabile che porti sicurezza e pace a tutte le persone tra il fiume e il mare”. L’attivista per i diritti umani si dice contrario al piano di occupazione di Gaza City e, in prospettiva, alla deportazione della popolazione palestinese in altri Paesi: “È sbagliato cercare di allontanare, esiliare, trasferire. E naturalmente è contro il diritto internazionale che noi ebrei, come Israele, siamo tenuti a rispettare. Quello che stiamo facendo a Gaza è inaccettabile e noi vogliamo salvare quante più vite possibile”. Circa le dichiarazioni del premier Netanyahu che sostiene che a Gaza non ci siano né carestia né fame, Dabush dichiara: “Non so se ora Israele stia usando la fame, ma i ministri (del suo Governo, ndr.) ne hanno parlato come un modo per fare pressione su Hamas. Come organizzazione per i diritti umani e come attivista per la pace, dico di lasciar perdere. C’è una frase nella Bibbia che dice che, anche se la persona è quella che odi e lui odia te, se ha fame, dagli del pane; se ha sete, dagli da bere”. Allargando lo sguardo alla Cisgiordania, dove aumentano gli attacchi dei coloni ai villaggi palestinesi, e all’annunciato piano del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich per la creazione di 3.400 nuove unità abitative a ridosso di Gerusalemme Est, il rabbino ribadisce l’impegno della sua organizzazione nel “proteggere pastori, agricoltori e comunità danneggiate”. Le azioni dei coloni sono, per Dabush, “terrorismo ebraico perché, purtroppo, parte delle giustificazioni provengono dall’ebraismo ed è un terrorismo. Non sono solo i coloni e non è solo violenza. È un terrorismo perché ha una filosofia e stanno cercando di allontanare le comunità. Siamo contrari al piano di Smotrich – ribadisce -. Ancora una volta, lo considero contrario agli interessi di Israele perché l’idea, e lui lo ha detto, è quella di impedire la creazione di uno Stato palestinese. Invece l’Autorità Palestinese è l’unica alternativa ad Hamas”. Per il futuro il rabbino dice di credere “alla possibile coesistenza pacifica tra i due popoli. Credo davvero che accadrà”.