Cisgiordania: Save the Children, “numero record di minori sfollati a causa delle demolizioni delle case nei primi sei mesi del 2025, oltre 600”

Nei primi sei mesi del 2025, il numero di minori palestinesi sfollati in Cisgiordania a causa delle demolizioni delle loro abitazioni ha raggiunto il livello più alto mai registrato nello stesso periodo degli anni precedenti. Lo rivela un’analisi di Save the Children, basata su dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari umanitari (Ocha). Sono 607 i bambini tra le oltre 1.200 persone sfollate nella prima metà dell’anno, in crescita rispetto ai 542 del 2024 e ai 328 del 2023. L’impennata degli sgomberi forzati, osservata in particolare dopo il 7 ottobre 2023, ha colpito complessivamente oltre 2.850 minori, con demolizioni di abitazioni, sequestri di terre e operazioni militari concentrate soprattutto nella Cisgiordania settentrionale. Dal 2009, anno di inizio del monitoraggio Ocha, oltre 10.300 bambini hanno perso la propria casa in Cisgiordania. Di questi, l’80% a causa della mancanza di permessi edilizi quasi impossibili da ottenere per i palestinesi, evidenzia Save the Children. L’organizzazione denuncia come tali demolizioni siano parte di una “politica sistematica e di lunga data” per l’annessione del territorio, che costringe i residenti palestinesi a lasciare le loro case, mentre avanzano gli insediamenti israeliani.
Le operazioni militari delle forze israeliane nei campi profughi di Jenin, Tulkarem e Tubas – definite da Save the Children le più violente degli ultimi vent’anni – hanno causato almeno 420 morti e quasi 1.000 feriti dall’inizio del 2025, oltre alla distruzione di più di 900 proprietà civili. A queste si aggiungono le azioni dei coloni israeliani, responsabili dello sfollamento di 2.400 persone (quasi metà bambini) e di numerosi atti di violenza, inclusi omicidi, ferimenti e rapimenti. “La vita dei bambini palestinesi viene distrutta ogni giorno”, denuncia Ahmad Alhendawi, direttore regionale di Save the Children per il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Europa Orientale. “Nessun bambino dovrebbe crescere sotto la costante minaccia di violenza, sfollamento forzato o detenzione militare. Non c’è guerra in Cisgiordania, eppure assistiamo a un’escalation di abusi. Il silenzio della comunità internazionale sta rendendo possibile tutto questo. Deve finire”. Accanto alla denuncia, Save the Children ribadisce il proprio impegno sul campo, dove opera dal 1953, fornendo istruzione, supporto psicosociale, beni di prima necessità e spazi sicuri per i bambini colpiti dalla crisi. In particolare, l’organizzazione ha intensificato la risposta umanitaria in seguito agli sfollamenti di massa degli ultimi mesi.

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