“Oggi viviamo un’epoca di radicale secolarizzazione, siamo tornati ad un paganesimo diffuso e avvertiamo la crescente mancanza di preti”. In questo contesto, la prima risposta è quella indicata da Gesù: “pregare per nuovi operai nella messe (Mt 9,36-38)”. Lo ha detto questa mattina il patriarca di Venezia Francesco Moraglia nella sua relazione al convegno ecumenico “Dialoghi in Europa. Oriente e Occidente Cristiano: ricostruire la speranza nella famiglia, nel conflitto e nella Chiesa” in corso presso la Pieve di San Martino vescovo a Cercivento (Udine).
È urgente – il monito di Moraglia – “riscoprire la vera spiritualità della famiglia di Nazareth superando quella visione che la presenta come realtà idilliaca; la narrazione del Nuovo Testamento, come abbiamo visto, va in tutt’altra direzione”. La Chiesa “già presente nella famiglia di Nazareth – ha spiegato il patriarca di Venezia – si pone come Chiesa dei poveri. La povertà spirituale si esprime nel sì della fede e diventa, poi, povertà materiale; il punto è che la povertà spirituale sia veramente tale. Ora, il Vangelo della famiglia che la Chiesa annuncia, attraverso la dottrina sociale, è insegnamento valido per tutti gli uomini”. Questa, secondo Moraglia, la “strada da percorrere perché la Chiesa sia sempre più ‘città posta sul monte, arca di salvezza che naviga attraverso i flutti della storia, faro che illumina le notti del mondo'” come ha ricordato Papa Leone XIV nell’omelia della Messa Pro Ecclesia con i cardinali, lo scorso 9 maggio.
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