Conferenza ricostruzione Ucraina: Rapporto WeWorld, un terzo della popolazione (12,7 milioni di persone) ha bisogno di assistenza umanitaria. E’ emergenza donna

Nel 2025, 12,7 milioni di persone (un terzo della popolazione) avranno bisogno di assistenza umanitaria, con particolare concentrazione nelle regioni dell’est, sud e nord. Allo stesso tempo, la crisi si aggrava per via di una forte riduzione dei fondi internazionali, seguito alla sospensione del contributo statunitense. Il Piano di risposta umanitaria 2025 ha visto il fabbisogno calare da 2,63 a 1,75 miliardi di dollari Usa, con obiettivo ridotto a 4,8 milioni di persone. Di conseguenza, numerosi servizi considerati non essenziali — tra cui Wash in aree di media gravità, supporto psicologico non d’emergenza, prevenzione Gbv non connessa a crisi acute e assistenza economica cash — sono stati depennati, lasciando le ong locali, incluse quelle femminili, al rischio di chiusura o riduzione delle attività. A denunciarlo è il nuovo rapporto di WeWorld, “Her Future at Risk – Gender-Transformative Wash Programming in Wartime Ukraine”, che è stato presentato oggi da Martina Albini, coordinatrice del Centro Studi di WeWorld, durante l’evento “Empowered Ukraine: ripartire dal capitale umano”, side event della Ukraine Recovery Conference 2025. In questo scenario, sono le donne ad affrontare ostacoli sistemici e specifici. A oltre tre anni dall’inizio dell’invasione su larga scala in Ucraina – si legge nel rapporto -, le donne rappresentano il vero collante sociale del Paese. Mentre milioni di uomini sono impegnati al fronte, sono le donne a mantenere coesa la vita comunitaria, a occuparsi della cura di bambini, anziani e persone vulnerabili, a garantire l’accesso a servizi essenziali là dove le infrastrutture sono state distrutte. Eppure, il loro ruolo resta in larga parte invisibile nella risposta umanitaria e nei piani di ricostruzione. “L’Ucraina – afferma WeWorld – si avvicina a una fase decisiva: il futuro della ricostruzione non può prescindere dal riconoscimento e dalla valorizzazione delle donne come motore della ripresa. La transizione da un’emergenza a una nuova normalità sarà credibile e duratura solo se le donne verranno coinvolte non solo come beneficiarie, ma come attrici protagoniste”.

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