“Come amministratore apostolico della diocesi di Lugano ringrazio di cuore chi in questa nuova realtà del Ticino, con la dovuta esperienza e consapevolezza, dà la sua totale disponibilità per l’ascolto e la vicinanza alle persone vittime di abuso, per non lasciare nessuno da solo nell’ingiustizia subita o nel silenzio imposto. Incoraggio ogni testimonianza che possa contribuire a far conoscere tutta la verità ed aiutarci a vivere in questo modo il Vangelo fino in fondo. Non è per niente facile parlare delle proprie ferite. I testimoni e le persone vittime vanno accolti con umanità e accompagnati con professionalità. Proprio come garantisce Gava”. Così mons. Alain de Raemy, amministratore apostolico della diocesi di Lugano, ha commentato i contenuti del primo bilancio diffuso dal Gruppo di ascolto per vittime di abusi in ambito religioso (Gava) dopo 8 mesi di attività in Ticino durante i quali – spiega un comunicato – “ha già potuto sostenere alcune vittime (cinque fino ad ora) che hanno vissuto esperienze di abuso in contesti religiosi. Tutti casi significativi e prescritti”. Convinto che “la politica di insabbiamento deve finire”, il Gava osserva che “c’è ancora molto lavoro da fare, come dimostrano scandali emersi di recente in Svizzera”. Da qui l’appello “rivolto a tutte le persone coinvolte in abusi sessuali in contesti religiosi: Gava è pronta ad ascoltare”.
Nel messaggio, il vescovo ricorda che “in questi mesi l’Università di Zurigo, alla quale la Conferenza dei vescovi svizzeri ha affidato il compito di uno studio storico sugli abusi avvenuti nella Chiesa, sta lavorando sugli abusi nelle Scuole cattoliche. Anche in questo ambito ogni testimonianza serve davvero per il bene di tutti, per questo invito tutti coloro che sono state vittime in questo ambito in Ticino a farsi avanti”. “La stessa Università di Zurigo può anche essere contatta per completare la ricerca in corso, con assoluta garanzia di riservatezza”, prosegue mons. de Raemy, informando che il lavoro è consultabile online, mentre i responsabili possono essere raggiunti all’indirizzo mail ricerca-abusi@hist.uzh.ch in tutte le lingue nazionali. “Ogni segnalazione di abuso – rammenta il vescovo – va indirizzata prioritariamente al Servizio per l’aiuto alle vittime di reati (Lav), presente in ogni Cantone; anche le persone attive in questo Servizio lavorano con assoluta indipendenza e riservatezza e sono raggiungibili al n. 0800 866 866 (in italiano) o all’indirizzo mail dss-lav@ti.ch. Tutte le Lav Cantonali della Svizzera sono a disposizione, soprattutto per chi desidera massimo riserbo”. Mons. de Raemy auspica che “venga sempre offerto e dato l’aiuto necessario a chi è stato vilmente ferito e abbandonato. La loro testimonianza è per noi di grande aiuto. E la denuncia fatta dalle vittime permetta a chi ha ferito o coperto di assumersi la propria responsabilità per un cammino di giustizia e verità, a beneficio di tutti”.