“È nei piccoli comuni che la minaccia si fa più feroce: ben il 52% degli episodi del 2024 si è verificato in enti sotto i 20mila abitanti”. È quanto emerge dal 15° Rapporto “Amministratori sotto tiro” presentato ieri da Avviso Pubblico.
“Sono territori dove chi amministra vive a stretto contatto con i cittadini, dove un atto intimidatorio non colpisce soltanto una persona, ma rischia di tradursi in cessione di pezzi di democrazia e diritti di tutti i cittadini. Perché un sindaco minacciato è un sindaco più solo, più timoroso, più vulnerabile, e questo può influire sulle decisioni che riguardano intere comunità”, spiega il Rapporto.
“Sono le regioni storicamente segnate dalla presenza mafiosa – Sicilia in testa con 51 casi, poi Calabria (43), Campania e Puglia (41 ciascuna) – a concentrare oltre la metà degli atti censiti in questi 15 anni. Ma la minaccia si estende anche al Centro-Nord, con il Veneto in testa (23 casi), seguito dal Lazio (21) e dalla Lombardia (19)”, viene spiegato nel Rapporto.
Non solo mafia. Un dato inquietante è che “un’intimidazione su quattro proviene da cittadini comuni: a volte esasperati da decisioni amministrative, altre volte mossi da disagio sociale o da derive estremiste, capaci di trasformare il malcontento in violenza. Un dato che interroga sulla sfiducia delle persone nei confronti del sistema democratico, che si esprime nella ricerca di una giustizia privata quando le istituzioni pubbliche appaiono fragili nella loro capacità di dare risposte efficaci e tempestive ai bisogni”.