Anziani: Università europea di Roma, oggi un dibattito su longevità e qualità di vita

L’Italia continua a scalare le classifiche internazionali della longevità, ma con un rovescio della medaglia che preoccupa: la qualità della vita in età avanzata è in calo e cresce il numero di anziani soli, fragili e con difficoltà ad accedere ai servizi essenziali. Secondo i dati Istat, al 1° gennaio 2025 l’età media degli italiani ha raggiunto i 46,8 anni posizionando l’Italia tra i Paesi più anziani al mondo, subito dopo il Giappone. Tuttavia, nonostante si viva più a lungo, si vive peggio. La percezione soggettiva dello stato di salute, soprattutto tra gli over 75, è estremamente negativa: crescono disagio psicologico, consumo di antidepressivi e rinunce alle cure, spesso causate da liste d’attesa e costi non sostenibili. A tutto questo si aggiunge il tema della spesa pubblica per le prestazioni sanitarie, che nel 2024 ha raggiunto in Italia 130 miliardi di euro.
Se si guarda alla popolazione attiva (in grado di lavorare), anche il Lazio entro il 2043 perderà 370mila unità, con effetti sul Pil regionale fino a -16% rispetto al 2023. In questo contesto, risultano fondamentali tutte le iniziative volte a sostenere l’autonomia degli anziani, attraverso fondi per progetti di alfabetizzazione digitale e inclusione sociale, a cui si aggiunge la legge sull’invecchiamento attivo che promuove sport, turismo e partecipazione culturale, recentemente introdotta dalla Regione Lazio.
Quindi come trasformare gli anni in salute, significato e sostenibilità? Stamattina presso l’Università Europea di Roma, docenti, operatori sanitari, decisori pubblici, cittadini e studenti, proveranno a rispondere a questa domanda in un dialogo aperto per ripensare insieme il futuro dell’invecchiamento. Interverranno tra gli altri, p. Pedro Barrajón, rettore dell’Università Europea di Roma, Massimiliano Masselli, assessore all’Inclusione sociale e Servizi alla persona della Regione Lazio, Stefano De Lillo, vicepresidente dell’Ordine dei medici di Roma, Ernesto Greco, preside del corso di laurea in Medicina e Chirurgia in Uer, Leonardo Schirone, docente di Biologia e Genetica in Uer.
“L’Italia è uno dei Paesi più longevi del mondo – commenta Ernesto Greco -. Questo dato incontrovertibile, da un lato, è vincolato a fattori genetici e di alimentazione, dall’altro, viene spesso utilizzato a dimostrazione della efficacia del nostro Sistema sanitario nazionale. Ma l’aumento dell’età media della popolazione italiana, è anche accompagnata da un aumento delle persone in perfetta autonomia? I dati Istat recenti ci dicono che l’aspettativa di vita a 65 anni è di circa 20 anni, ma l’aspettativa di vita in completa autonomia è di soli 10 anni. Lo studio della longevità dei meccanismi biologici che sono alla base dell’invecchiamento non può quindi prescindere da una valutazione accurata di quelli che sono gli strumenti utili per rendere la popolazione anziana autonoma e in buona salute. Oggi sappiamo quali sono i meccanismi che favoriscono la longevità e possiamo anche immaginare quali sono gli strumenti farmacologici – e non – che incidono, ma dobbiamo cercare di organizzare la società dal punto di vista logistico e assistenziale, affinché questo risultato innegabilmente positivo sia realmente un successo”.

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