“Abbiamo bisogno di imparare dai bambini, sono nostri maestri”. Lo ha affermato questa mattina padre Antonino Spadaro, sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’educazione, durante l’incontro “La Chiesa dei bambini. Verso la Gmb” organizzato dal Pontificio Comitato per la Giornata mondiale dei bambini in vista del World Children’s Day del 2026 e in occasione del Giubileo delle famiglie, dei bambini, dei nonni e degli anziani.
Richiamando la sinodalità, il sacerdote ha evidenziato che “non è semplicemente un camminare insieme, ma il riconosce con umiltà che anche i piccoli, con i loro passi incerti ma decisi, camminano con noi in questo pellegrinaggio di fede. Sorprendentemente a volte sono proprio loro, con la loro visione limpida e non contaminata, a guidare il passo della comunità”. Si tratta quindi di “includere i bambini; accoglierli nel cammino sinodale che la Chiesa sta compiendo non è un’eccezione alla regola o una concessione simpatica e tenera, ma un ritorno coraggioso all’origine dell’esperienza cristiana”. “Una Chiesa che non sa o non vuole ascoltare i bambini – ha ammonito – è una Chiesa che tristemente ha dimenticato come si ascolta la voce dello Spirito; una Chiesa che non li lascia parlare, che li relega al silenzio è una Chiesa che ha smarrito il senso profondo del proprio futuro”. “Il compito più urgente”, ha spiegato è “far ricominciare il mondo dai bambini. È un invito a osare pensare ad un nuovo umanissimo, un modello di convivenza e di relazione che abbia l’infanzia, non come un tema tra i tanti temi, ma come la sua grammatica fondamentale, il codice genetico”. “C’è una mistica dell’infanzia che dobbiamo riscoprire nella nostra vita, nella nostra spiritualità, nella nostra azione pastorale”, ha rilevato, aggiungendo che “il nostro tempo, segnato da ansie, conflitti e incertezze, non ha bisogno di una Chiesa più potente nelle strutture o più influente nel potere ma ha bisogno disperatamente di una Chiesa più materna, una Chiesa che sappia abbassarsi, che non abbia paura di farsi grembo accogliente per l’umanità ferita”. Concludendo, il sottosegretario ha auspicato che la “Giornata mondiale dei bambini non sia semplicemente un evento celebrativo – non lo è stato sin dal inizio, è bene che rimanga così” ma “piuttosto una svolta profonda, che sia l’inizio di una riforma radicale della Chiesa, una riforma che sappia rimettere al centro la figura e la realtà dei piccoli. Ripartiamo da loro”.