Nati a Betlemme e cresciuti a San Marino. La storia di Giovanni e dell’Associazione Progetto Sorriso

La storia di Giovanni, nato a Betlemme e cresciuto a San Marino, così come altri 17, all'epoca poco più che neonati, adottati grazie all'impegno e all'opera dell'associazione sammarinese Progetto Sorriso che ha da poco compiuto 25 anni. Due giorni di eventi (21 e 22 febbraio) per rinsaldare i legami con la Terra Santa e con i cristiani locali nella consapevolezza che insieme, con grandi e piccoli aiuti, si può riuscire in imprese grandiose, come quella di dare una famiglia a chi non ce l'ha.

Betlemme (Foto Sir)

“Mi chiamo Giovanni Sapignoli, ho 25 anni, sono nato a Betlemme e cresciuto a San Marino”: si è presentato così, davanti ai Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino, Francesca Civerchia e Dalibor Riccardi, lo scorso 21 febbraio in occasione dell’udienza concessa all’Associazione Progetto Sorriso (Progetto Sorriso | Insieme per il futuro di un bimbo) per il suo 25°  di fondazione. Venticinque anni esatti, come quelli dell’Associazione, che – ispirata da mons. Pietro Sambi, nato nella vicina Sogliano al Rubicone, nunzio apostolico in Israele e Cipro, nonché Delegato apostolico a Gerusalemme e in Palestina (dal 1998 al 2005) – si prefigge di aiutare i bambini di Terra Santa abbandonati o senza alcun riferimento familiare. In particolare, i bambini ai quali Progetto Sorriso rivolge il proprio intervento sono accolti dalle Suore Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, presso la Crèche (la culla), storico orfanotrofio fondato a Betlemme da suor Sophie Boueri. E parte proprio da qui la storia di Giovanni e di altri 17 bambini di Betlemme che in questi anni sono stati adottati da altrettante famiglie sammarinesi grazie al riconoscimento giuridico dell’Associazione iscritta nell’elenco delle organizzazioni abilitate allo svolgimento delle pratiche inerenti all’adozione internazionale all’interno del territorio di San Marino. Ne è nata una colonia ‘betlemita’ nel cuore della Repubblica più antica del mondo, in piena Romagna.

Giovanni Sapignoli (Foto Reggenza San Marino)

Incontriamo Giovanni nella piazza antistante alla Basilica del Santo dove sono conservate le reliquie di San Marino, patrono e fondatore della comunità sammarinese, al termine della messa celebrata dal vescovo locale, mons. Domenico Beneventi, per ricordare i cristiani di Terra Santa. Presente padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, sostenitore ed amico dell’associazione da vent’anni. L’evento, dal titolo “Custodi della Speranza”, prevede anche una campagna di solidarietà ed è stato promosso proprio per i festeggiamenti dei 25 anni dell’associazione, svoltisi il 21 e 22 febbraio tra Sogliano al Rubicone e San Marino. “Sono stato adottato quando avevo 20 mesi – racconta – dopo gli studi di agraria oggi lavoro come magazziniere in un’azienda alimentare di qui. Sono nato a Betlemme e cresciuto a San Marino. In questo ‘cresciuto’ – spiega – c’è dentro un po’ tutto quello che i miei genitori, Cinzia Casali e Sandro Sapignoli mi hanno insegnato. Con me sono sempre stati trasparenti sul fatto dell’adozione e molto sereni nello spiegarmi le mie origini. Questa serenità me l’hanno trasmessa anche nei primi viaggi che abbiamo fatto nei luoghi, bellissimi nonostante le difficoltà, delle mie origini. Questo mi ha dato, da un lato, un senso di appartenenza a Betlemme dove, purtroppo, non torno da molti anni forse anche troppi, e dall’altro, anche uno ‘stare bene’ dove sono”. Davanti alle immagini di un conflitto, che oramai da decenni tormenta la sua terra di origine, Giovanni riconosce “con onestà” di “sentire anche un po’ di distacco.

Mi rendo conto – afferma – che, se non fosse stato per i miei genitori e per l’associazione Progetto Sorriso, io sarei ancora lì e potevo essere una delle tante vittime delle quali non si sarebbe mai saputo nemmeno il nome.

Sento che mi è andata bene ma provo anche il dispiacere per quello che la Terra Santa sta diventando. Oggi la mia vita è a San Marino, qui c’è la mia famiglia, i miei amici, il mio lavoro”.

Famiglie Progetto Sorriso (Foto Reggenza San Marino)

Un pensiero condiviso anche con gli altri giovani adottati di Betlemme, “siamo 18 in tutto – precisa Giovanni -. Siamo cresciuti tutti insieme. Purtroppo, con alcuni ci siamo persi di vista perché ognuno ha la propria vita nonostante San Marino sia una realtà piccola. Ma con altri non abbiamo mai smesso di vederci e confrontarci su quanto accade in Terra Santa. Mi è rimasta impressa una frase detta da una mia amica: ‘Io non tornerò mai in Palestina. Sono stata fortunata ad uscirne’. Per quanto possa apparire dura, credo sia un modo tutto personale di vivere questa condizione. Tra noi c’è chi ha elaborato in maniera diversa il fatto di essere stato abbandonato – un dato comune a tutti noi – e lo vive in modo diverso e preferisce, diciamo così, mantenere le distanze.

Ciò che conta è che oggi tutti abbiamo una famiglia,

ho anche un fratello, Michele, e una sorella, Ilaria, una vita, un sorriso. Il mio futuro – ribadisce il giovane – è qui ma non dimentico Betlemme”. I 25 anni di storia di Progetto Sorriso, hanno come “prova vivente” Giovanni, 25 anni, “nato a Betlemme, cresciuto a San Marino”. Si congeda con una frase che, dice, “ci ha lasciato mons. Sambi: ‘anche da San Marino e da Sogliano si può essere un ponte di pace per la Terra Santa’”.

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