Si è conclusa senza esito la seduta di ieri, 11 febbraio, della Commissione giuridica del Bundestag tedesco, in cui è stato discusso il progetto di legge sull’aborto, per una nuova regolamentazione che eliminasse il paragrafo 218 del Codice penale: ovvero non si concretizzerà la depenalizzazione parziale dell’aborto in Germania, auspicata all’ultimo momento, prima delle elezioni federali del 23 febbraio, dalla coalizione uscente formata da Socialdemocratici, Verdi e Partito Liberale. Secondo il disegno di legge interpartitico, l’aborto avrebbe dovuto essere eliminato dal codice penale e disciplinato separatamente in una legge sui conflitti di gravidanza. Ciò avrebbe reso gli aborti “legali ed esenti da punizioni” fino alla dodicesima settimana trasformandoli in una prestazione soggetta all’assicurazione sanitaria. Durante l’udienza, il progetto di legge è stato molto controverso tra gli esperti. L’avvocato Gregor Thüsing, membro anche del Consiglio etico tedesco, ha criticato il piano perché comporterebbe una significativa riduzione della tutela della vita nascente. Thüsing ha respinto l’affermazione secondo cui l’attuale situazione giuridica tedesca contraddice le “linee guida internazionali”, soprattutto perché le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) o dei comitati delle Nazioni Unite menzionati nella bozza non hanno “alcun effetto vincolante sul diritto nazionale”. La penalista di Colonia Frauke Rostalski, membro del Consiglio etico, ha ritenuto incostituzionale il progetto di legge perché “quando si valutano la tutela della vita e l’autodeterminazione delle donne, la tutela della vita ha la priorità”. Rostalski ha sostenuto la necessità che la società si impegnasse di più per i genitori single o per i genitori di bambini disabili, al fine di rafforzare l’autodeterminazione. Venerdì scorso i vescovi cattolici hanno lanciato l’allarme contro il pericolo della notevole riduzione della protezione del nascituro.