Coronavirus. Caritas italiana: “Non abbandoniamo i poveri”. Appello ai giovani, “dateci una mano come volontari”

Volontari a disposizione degli anziani e delle persone sole chiuse in casa, infermieri di parrocchia, "lunch box" anziché pranzi alle mense per i poveri, letti nei dormitori a distanza di sicurezza. Non si fermano i servizi delle Caritas diocesane per le persone in difficoltà, ma si adattano ai provvedimenti governativi per fare fronte all'emergenza coronavirus. Mancano però i volontari, perché il servizio civile è stato sospeso. Don Andrea La Regina, di Caritas italiana, lancia un appello: "Giovani, dateci una mano"

Volontari a disposizione per la spesa, l’acquisto di farmaci, il ritiro di ricette mediche o semplici telefonate per compagnia o dare sostegno psicologico. Infermieri di comunità nelle parrocchie. Dormitori a distanza di sicurezza, docce a ingressi alternati, pasti “take away” all’esterno anziché nell’affollamento delle mense, raccolte di prodotti alimentari. Nelle Caritas diocesane e parrocchiali di tutta Italia sono tanti gli accorgimenti che stanno nascendo in queste ore per fare fronte alla diffusione del coronavirus e continuare a mantenere attivi i servizi per i poveri, gli anziani soli, le persone in difficoltà. Sono tutte realtà abituate ad operare in situazioni di emergenza. Per cui non c’è voluto molto a mettere in campo idee e atteggiamenti resilienti che nascono dalla cosiddetta “fantasia della carità”. Giorni fa i vertici di Caritas italiana – il presidente mons. Carlo Roberto Maria Redalli e il direttore, don Francesco Soddu – hanno diffuso una lettera a tutte le Caritas diocesane e agli operatori chiedendo “responsabilità e solidarietà”, ed invitando ad adottare “tutte le cautele del caso, con la prudenza necessaria, senza esporsi ed esporre altri ad inutili rischi”. Mense, empori, dormitori, centri di ascolto si sono quindi modulati alle nuove esigenze. Parola d’ordine: non abbandonare i poveri. Caritas italiana lancia però oggi un appello ai giovani perché diano, in questo periodo, una maggiore disponibilità al volontariato: sono stati infatti momentaneamente sospesi i progetti di servizio civile nazionale ed è meglio che i volontari anziani stiano il più possibile a causa per precauzione.

Dalla paura alla creatività. “All’inizio della crisi ci sono stati momenti di panico tra le persone che si rivolgono ai nostri servizi  – ammette al Sir don Andrea La Regina, responsabile dell’ufficio macroprogetti ed emergenze in Italia di Caritas italiana -. I poveri avevano paura di non potersi più rivolgere ai servizi pubblici. Noi interveniamo nella consueta logica di sussidiarietà, per dare risposto a chi ha bisogno”. Anche le Caritas diocesane, dopo un primo momento di smarrimento, soprattutto nelle zone rosse – a Piacenza sono stati segnalati casi di operatori in quarantena -, si sono adattate bene e continuano a proporre nuove iniziative.

Iniziative in molte diocesi. La Caritas di Senigallia, ad esempio, ha attivato un numero verde (800768020) dalle 8 alle 20 per i residenti nella diocesi. Al telefono risponde un operatore che incarica un volontario riconoscibile, pronto a recarsi al domicilio delle persone anziane e sole, rispettando le regole di prevenzione del contagio. L’infermiere di comunità in parrocchia è invece una idea della Caritas di Tricarico, che ha diffuso anche un vademecum di raccomandazioni per la prevenzione, invitando a “contagiare la carità”. La Caritas di Lodi, in piena zona rossa, invita le persone a donare cibo e prodotti a lunga scadenza nel centro di raccolta solidale e a sostenerli attraverso la Rete del dono. Caritas Catania sta distribuendo i pasti all’esterno della mensa, mentre Caritas ambrosiana tiene aperti gli otto empori della solidarietà e le quattro botteghe della diocesi di Milano facendo in modo di evitare gli assembramenti. Molte mense Caritas distribuiscono “lunch box”, pasti caldi confezionati da consumare individualmente o in piccoli gruppi.

Nei dormitori sono stati diminuiti i posti letto e collocati a distanza di sicurezza. Le docce si fanno a turni alterni.

Le cautele e l’attenzione ai bisogni psicologici. Gli operatori e i volontari si muovono per il territorio con il modulo di autocertificazione. “Tutti i servizi sono stati rivisitati alla luce dei decreti governativi – precisa don La Regina – per evitare il contagio alle persone che si rivolgono ai nostri servizi. Sono le più esposte perché non hanno nemmeno una casa in cui stare per proteggersi. Cerchiamo di farci carico anche della parte psicologica, perché

molte persone sole, anziane o positive al coronavirus possono trovarsi in grande difficoltà”.

Caritas italiana ha stilato, inoltre, un accordo nazionale con l’associazione Psicologi per i popoli e sta pensando di mettere in campo qualche iniziativa per rispondere ai bisogni derivanti dalla solitudine. E’ stato inviato un questionario a tutte le Caritas diocesane per chiedere quali sono i nuovi bisogni a cui dare risposte.

L’appello ai giovani: “dateci una mano”. La contraddizione, denuncia don La Regina, “è che nel momento in cui c’è più bisogno di volontari è venuto meno il contributo dei giovani del Servizio civile. L’età media dei volontari Caritas è di oltre 60 anni, quindi è meglio che stiano a casa”. Da qui l’appello:

“Giovani, dateci una mano”.

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