Abusi: la diocesi di Roma punta su ascolto e formazione

L’attività e le “buone prassi” del Servizio diocesano per la tutela di minori e persone vulnerabili in un convegno al Palazzo Lateranense

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Tutelare, promuovere, stimare. Tre verbi intrinsecamente legati alla dignità umana. Tre azioni che dovrebbero essere parte integrante della vita della Chiesa. Purtroppo, però, può capitare di deviare da questi principi. Per focalizzare l’attenzione sulla protezione dei minori e dei più vulnerabili, la diocesi di Roma ha promosso il convegno “Rispettare, custodire, generare”. Si terrà domani, martedì 25 novembre, alle 14.30, nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense. Rientra tra gli eventi organizzati per la V Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, celebrata lo scorso 18 novembre. Sarà l’occasione per illustrare le attività del Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Istituito nel 2019, verte sull’accoglienza e sull’ascolto. “È importante creare spazi riservati per un ascolto attento, personalizzato, al quale possa accedere chiunque, sia le stesse vittime, sia educatori, responsabili, genitori o persone che siano venute a conoscenza dei fatti o che abbiano dei dubbi in proposito” spiega la referente Paola Pellicanò. Al Centro di ascolto, di cui è responsabile Cinzia Anna Giordano, si accede previo appuntamento scrivendo a tutelaminori@diocesidiroma.it o telefonando allo 0669886100.
“È una struttura pastorale che offre uno spazio sicuro per raccogliere segnalazioni su abusi subiti o ritenuti tali, anche ricordati molto tempo dopo” prosegue la Pellicanò. Il Servizio si occupa di casi che si verificano all’interno delle comunità ecclesiali, non circoscritti alle sole parrocchie, ma anche scuole cattoliche, cappellanie, teatri parrocchiali, “cioè tutte le realtà che sono Chiesa”. Accanto all’ascolto vi è la formazione. Va compreso che l’abuso ha varie sfaccettature, non si limita a quello sessuale. Ci sono abusi di potere, di coscienza, fisici, psicologici. Va ricordato che il Servizio è dedicato anche agli “adulti vulnerabili”, persone con fragilità fisica, psicologica, o in situazioni di debolezza temporanea in seguito a un trauma o a un lutto. O ancora, persone in condizione di subordinazione lavorativa, di ruolo o di tipo gerarchico. “Il Servizio mira a informare e formare sacerdoti, consacrati, educatori, catechisti, insegnanti di religione, genitori – afferma la dottoressa Pellicanò –. Spiega cosa sia l’abuso e fornisce gli strumenti per identificare segnali di disagio nei bambini e nei ragazzi. È importante diffondere una cultura della cura, del rispetto della dignità dei più piccoli. L’abuso non è legato solo a comportamenti eclatanti gravissimi, ma anche a condotte intermedie”.
Un punto di forza del Servizio è la collaborazione con le istituzioni pubbliche, come il Tribunale per i Minorenni e con gli altri uffici diocesani come quello catechistico, scuola, sport, pastorale giovanile. Alla domanda sui numeri dei casi seguiti dal Servizio,  la Pellicanò preferisce la riservatezza e offre una riflessione sui dati nazionali. “L’aumento di persone che si rivolgono ai servizi, come si evince dall’ultimo report della Cei, è positivo – riflette –. Indica che i servizi suscitano fiducia”. Al contrario, se si registra una riduzione “non si può essere certi che diminuiscono i casi reali. Parlare non è sempre facile”. È necessario leggere i numeri in modo critico e meditato poiché “esiste un sommerso che non sempre viene fuori tempestivamente, magari emerge solo dopo anni”. In una società segnata dalla frenesia della visibilità e dall’avanzamento dell’intelligenza artificiale, capace di generare contenuti impensabili, a fronte del rischio di false segnalazioni o storie inventate, il Servizio punta sul potenziamento delle “buone prassi”, illustrate in un vademecum. “Hanno lo scopo di limitare il campo di rischio e di equivoco” spiega la referente del Servizio diocesano fornendo alcuni esempi: evitare l’eccessiva segretezza nei rapporti educativi tra adulto e minore, non inviare messaggi privati in orari inopportuni preferendo le chat di gruppo, condurre colloqui spirituali con minori in “ambienti visibili”. Prassi che, spiega Pellicanò, “intendono anche promuovere comportamenti più sicuri e coerenti nell’educatore”. Il convegno “Rispettare, custodire, generare” si aprirà con un intervento del cardinale vicario Baldo Reina. Offrirà poi una lettura della realtà di Roma con Lidia Salerno, presidente del Tribunale per i minorenni di Roma, istituzione con la quale il Servizio vuole “allearsi anche per seguire i casi più difficili”. Per valutare gli effetti a breve e lungo termine degli abusi, è poi centrale l’aspetto medico, e su questo si concentrerà Pietro Ferrara, ordinario di pediatria all’Università Campus Bio-Medico e giudice onorario del Tribunale per i minorenni di Roma. Infine, lo sguardo sulla vita consacrata con suor Tiziana Merletti, segretario del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. “Un ambito delicato sul quale si rifletterà pensando anche a possibili percorsi di cura” dice Pellicanò. Consacrata dell’Ordo Virginum, conclude testimoniando il valore personale che le dà questo servizio. “Mi offre la possibilità di servire una Chiesa che ha preso sul serio questo tema – dice – e, ancora di più, mi dà la possibilità di entrare nel cuore della maternità della Chiesa”. Al termine del convegno, moderato da padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Roma, alle 17,30, il cardinale Reina presiederà la Messa nella basilica di San Giovanni in Laterano.

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