Secondo una consolidata tradizione, la “Fondazione della Pesca” di Chioggia, presieduta dal primo cittadino e diretta dal dr. Walter Salvagno, organizza per fine luglio (o inizio agosto) – quest’anno in questa domenica 27 – la “Festa del Pescatore” con il duplice scopo di valorizzare la fondamentale attività di quanti si dedicano a questo settore trainante dell’economia e della vita sociale della città, chiedendo anche la protezione al Signore – invocando il “Cristo di San Domenico”, da sempre punto di riferimento della devozione popolare – e a Maria, venerata nella statua posta in mezzo alla laguna; nonché riconoscere l’opera meritoria di alcuni pescatori al termine della loro carriera professionale con una significativa premiazione. La circostanza diventa per noi occasione di qualche riflessione sul mondo della pesca, attraversato da non poche problematiche ormai da diversi anni, ma soprattutto sui suoi protagonisti, appunto i pescatori. E non solo di Chioggia, ma un po’ di tutto il territorio della nostra diocesi, poiché se mettiamo tra parentesi il cavarzerano e il territorio loredano – che possono essere interessati solo di striscio con la residuale attività di pesca fluviale – tutta l’asta longitudinale della diocesi è interessata a questa attività, pur con modalità e implicazioni differenti. Dal litorale di Pellestrina, infatti, fino all’estrema punta di Gorino Sullam, passando – tra porti e importanti mercati – per il grosso nodo di Chioggia-Sottomarina, per le valli e i lidi di Rosolina, Porto Viro e Porto Tolle, ma toccando anche il resto del territorio, compresi Taglio di Po e l’isola di Ariano, per il coinvolgimento nelle attività dell’indotto, della trasformazione e della commercializzazione, la pesca resta un ambito essenziale per l’economia e lo sviluppo della società e del territorio. Si tratta di un settore del “primario” – cosiddetto non per nulla, poiché sta alla base della vita stessa delle persone e delle comunità, come l’altro settore dell’agricoltura a cui è sempre più opportunamente assimilato, con tutto il complesso dell’agroalimentare, sia a livello ministeriale italiano che a livello programmatico europeo. E qui cominciano, purtroppo, le dolenti note. “Primario” sembra infatti stare quasi, in uno stridente ossimoro, per marginale e trascurabile, realtà sacrificabile sull’altare di altre priorità che incalzano e incombono con apparente maggiore urgenza e con l’esigenza di un più consistente stanziamento di fondi. Anche a livello dell’altra urgenza, quella della “blue economy”, la pesca – sia nella declinazione dell’acquacoltura che in quella in laguna o in mare aperto – e dunque i suoi principali attori, appunto i pescatori, vengono scarsamente considerati, fino a sentirsi obbligati a fare la voce grossa poiché spesso si sentono inascoltati; mentre chi più di loro può essere interessato e direttamente coinvolto nella tutela ambientale di quel bene da cui essi traggono sostentamento, cioè il mare e per noi anche la laguna veneziana e le altre lagune polesane? Il precetto ormai assodato sembra quello di un sempre minore “sforzo di pesca” con le prevedibili conseguenze dell’abbandono progressivo del settore, sia per le persistenti fatiche e la regrediente remunerazione ad esso connesse che per la disaffezione giovanile implicante il mancato ricambio generazionale. Ma chi non gradisce un buon piatto di pesce, sano e nutriente – come ha ben dimostrato la recente 86ª Sagra chioggiotta e dimostrano tutti i ristoranti in Italia e nel mondo? E’ giusto, dunque, non rassegnarsi, come sollecitano le organizzazioni di settore. Del resto, non si tratta certo di un’attività di natura sua – come a volte parrebbe – “sanzionabile”: ché, anzi, corrisponde a una dimensione nativa della storia dell’umanità che dal mare ha sempre tratto in varie forme sostegno. Va recuperata appieno la “dignità” dei pescatori: Gesù stesso scelse tra loro molti dei suoi discepoli! Ed essi sono in modo speciale a contatto con l’immensità della natura e con la dimensione dell’Infinito quando solcano le rotte dei mari, vicini o lontani, e procurano generosamente cibo per sé, per le proprie famiglie e per tutti gli altri. A loro ed al loro, spesso duro, lavoro dobbiamo tutti – istituzioni comprese – maggiore rispetto e maggiore riconoscenza.
Più rispetto per i pescatori
Domenica 27 luglio a Chioggia si tiene la tradizionale Festa del Pescatore, che unisce preghiera e riflessione su un comparto in crisi. Il sindaco e la diocesi richiamano l’attenzione sulla dignità dei lavoratori del mare, sottolineando il valore sociale ed economico della pesca e la necessità di ascoltarne le istanze.