Tragedia funivia Monte Faito. Arcivescovo Alfano: “In silenzio partecipiamo al dolore. La città si rialzi”

Un cavo si è rotto nel pomeriggio del 17 aprile e una cabina è precipitata. A perdere la vita sono stati in quattro, tre turisti e il macchinista. Le parole al Sir di mons. Alfano, di don Malafronte e di Sannino

(Foto ANSA/SIR)

Una gita in montagna che si trasforma in tragedia. È successo, nel pomeriggio di giovedì 17 aprile, ai turisti che avevano scelto di utilizzare la funivia da Castellammare per raggiungere il Monte Faito. Pesante il bilancio dell’incidente nel quale una cabina, ormai prossima alla vetta, è precipitata dopo la rottura di un cavo trainante: quattro le vittime, di cui tre turisti – due inglesi e una israeliana – e un dipendente dell’Eav che gestisce la struttura, Carmine Parlato, e un ferito grave, sempre israeliano, il quale permane “in condizioni critiche e la prognosi resta riservata”. Salvi i turisti e il macchinista a bordo della cabina a valle, che pure era restata bloccata e sospesa in aria nell’incidente, grazie ai soccorsi.

(Foto diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia)

“Nel silenzio del cuore alziamo lo sguardo verso la Croce e adoriamo Colui che ha dato la vita per noi, illuminando anche le tenebre della morte e trasformando il dolore in speranza”, commenta al Sir l’arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, mons. Francesco Alfano, per il quale quanto è successo è

“una tragedia terribile e anche inspiegabile”.

Infatti, recentemente, prima della riapertura dell’impianto il 10 aprile, erano stati eseguiti dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. “Sappiamo, inoltre, da quanto è stato spiegato dall’azienda che gestisce la funivia che c’era un’attenzione, una manutenzione, un livello tecnologico altissimo”.

“Di fronte a questa tragedia – ribadisce mons. Alfano – il primo atteggiamento è quello del silenzio, che non è assenza di parole, ma partecipazione piena al dolore di chi ha perso la vita, dei familiari che stanno soffrendo terribilmente, della popolazione di Castellammare che vive un momento difficile. La tragedia è un’altra ferita grave: la funivia ha rappresentato negli ultimi tempi uno dei segnali più evidenti della ripresa della città. La ferita è veramente grave perché sembra che si sia fermato tutto, la sensazione è che si torni indietro e che questo volano, che si rimette in moto per il turismo, per la valorizzazione dei luoghi, del lavoro e dell’accoglienza, si sia fermato in modo brutale, crudele e fortissimo. Il silenzio esige la vicinanza, la partecipazione e la forza di riprendere il cammino per continuare a sperare”. Di qui l’invito:

“La città si deve rialzare e rimettersi in cammino. È la speranza provata”.

Il Monte Faito è “un luogo simbolico della diocesi”, ricorda l’arcivescovo. Sul Monte Faito, infatti, oltre a sorgere un santuario dedicato a San Michele, si rifugiarono anche i due santi patroni dell’arcidiocesi, Catello e Antonino. E la stazione centrale di Castellammare di Stabia, da dove parte la funivia si trova a pochi metri dalla concattedrale. “Ho sentito il parroco della concattedrale – ci racconta mons. Alfano – e mi spiegava la reazione della gente: si sentono tutti coinvolti, non solo emotivamente, ma partecipando a questa tragedia come se fosse propria. C’è una partecipazione corale, lo sgomento, il dolore, l’incapacità a reagire subito positivamente. C’è stata anche tanta paura: molti che abitano nei dintorni della stazione, che è circondata dalle case, hanno sentito le urla e richieste di aiuto da parte dei passeggeri della cabina a valle. Grazie a Dio almeno loro sono tutti salvi. Il piano di allarme c’è ed è serio, giù è scattato e ha funzionato. Su purtroppo no, bisognerà capire dalle indagini che cosa è effettivamente successo”.

Stasera, come da tradizione nel Venerdì Santo, si snoderà per le vie di Castellammare la Via Crucis cittadina: “Abbiamo deciso di farla – ci spiega l’arcivescovo -. La tragedia è un motivo in più perché ci sia la Via Crucis, che è già molto sentita a Castellammare. Ci raduneremo tutti in preghiera: innalzeremo la nostra preghiera a Dio anche per questa sofferenza grave che ci ha toccato da vicino, trovando i segni di speranza. La Pasqua è questo: trovare nella croce, nel dolore, nella morte anche i segni di speranza, senza essere per nulla banali o superficiali. Segni di speranza che Dio ci offre nella solidarietà, nella vicinanza, ma anche nell’aprirsi al mistero della vita che è più grande della morte. Come Chiesa siamo chiamati a vivere questa verità, con tutta la delicatezza e il rispetto che la situazione richiede”.

(Foto ANSA/SIR)

“Una tragedia dal punto di vista umano perché sono morti dei turisti, è morto il macchinista, un amico di Castellammare. Tante volte ho incontrato Carmine Parlato in parrocchia, era una persona buona. Conosco tutto il personale della funivia: sono anni che salgo al Faito con la funivia e i dipendenti sono persone buone, accoglienti, disponibili, gentili con tutti”, evidenzia al Sir don Catello Malafronte, parroco di Sant’Antonio di Padova a Castellammare di Stabia e rettore del santuario San Michele al Faito. Per il sacerdote, “è un dramma anche per il territorio che ha intrapreso un bel cammino di rilancio del Faito a tutti i livelli. Come ha riportato lo stesso Eav, l’anno scorso ci sono stati oltre centomila turisti che hanno utilizzato la funivia per salire sul Monte Faito. Per il 2025 si prevedeva molta più gente, anche perché molti pellegrini a Roma per il Giubileo vengono dalle nostre parti e salgono sul Faito. Ed infatti, nei giorni scorsi, appena si è aperta la funivia tante persone sono salite”.

Per don Malafronte, perciò, è “un evento molto doloroso per tutti noi”. Il sacerdote ha parlato con il dipendente dell’Eav che era sulla cabina a valle ieri, quando si è verificato l’incidente. “Gli ho chiesto se era tutto in regola e mi ha risposto che gli operatori dell’Eav sono i primi a curare la sicurezza perché è in gioco la loro stessa vita, oltre a quella dei turisti. Sono tutte persone competenti.

Il macchinista era sotto choc e non riusciva a capacitarsi di quello che è potuto succedere,

anche perché nei giorni precedenti l’apertura c’era stata la manutenzione ordinaria e straordinaria alla funivia a cura di ditte esperte. Questo macchinista, insieme ai soccorritori, ha anche aiutato a scendere i turisti dalla cabina ed è sceso per ultimo. Era molto addolorato per l’incidente e mi ha assicurato che ogni giorno verificano che sia tutto a posto perché la vita di tutti potrebbe essere altrimenti in pericolo”, come purtroppo ieri è davvero successo. Ora l’impianto è sotto sequestro, mentre le indagini sono in corso.

(Foto ANSA/SIR)

“Una tragedia come quella avvenuta ieri nell’impianto di Castellammare di Stabia non può che riportarci al maggio del 2021 quando si consumò il disastro della funivia del Mottarone che strappò la vita a 14 persone”, afferma al Sir Patrizia Sannino, presidente dell’Anmil Campania. “Per quella tragedia le responsabilità furono legate alla ‘volontaria e illecita omissione di cautele’ e la nostra Associazione si costituì parte civile – ricorda Sannino -. Nello stringerci allo strazio dei familiari delle quattro vittime e alla speranza per la ripresa del turista gravemente ferito all’Ospedale del Mare, ci auguriamo che non si ripeta per Castellammare l’atroce presa di coscienza di un reiterarsi del movente legato alla mancata osservanza delle norme di sicurezza, rimettendo ancora una volta in discussione l’imperativo morale assoluto rivolto alla sacralità della vita umana”. Per ora “le domande sono rivolte ai motivi che hanno determinato la scelta di tenere aperto l’impianto nonostante l’allerta meteo ‘gialla’ diramata ieri dalla Protezione civile della Campania e sul perché il freno d’emergenza non si sia regolarmente attivato”, aggiunge la presidente dell’Anmil Campania. Come sarete vicini alla famiglia del lavoratore? “Come sempre con ogni mezzo a nostra disposizione. L’Anmil supporta vittime e superstiti di infortuni sul lavoro in tutte le operazioni che li accompagnano verso il riconoscimento delle tutele riconosciute dall’Inail, nella necessità di supporto legale e psicologico, nella costituzione della nostra Associazione come parte civile nei processi che li vedono tristemente protagonisti. La Sede Anmil di Napoli è a completa disposizione dei familiari di Carmine Parlato sin da subito”.

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