Frassati: card. Semeraro, “fede profonda, pagò il suo coinvolgimento nell’associazionismo cattolico”. Letta la biografia in apertura del rito

(Foto ANSA/SIR)

“Ricevette l’abito del Terz’Ordine domenicano col nome di fra Girolamo”. Con queste parole, tratte dalla biografia ufficiale, il card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le cause dei santi, ha aperto il rito di canonizzazione del beato Pier Giorgio Frassati, ricordandone il cammino di fede e dedizione cristiana a cento anni dalla morte, avvenuta a Torino il 4 luglio 1925. Nato il 6 aprile 1901, “figlio di una famiglia borghese tra le più influenti della città”, ricevette la prima istruzione a casa e frequentò poi il liceo D’Azeglio e l’Istituto Sociale, dove aderì “all’Apostolato della Preghiera e alla Lega Eucaristica”. Animato da “una fede profonda” nutrita dall’Eucaristia quotidiana e dalla confessione frequente, si iscrisse a Ingegneria mineraria presso il Regio Politecnico di Torino. “Di temperamento allegro ed espansivo”, partecipò attivamente alla San Vincenzo, alla Fuci e alla Gioventù Cattolica, e offrì il suo tempo per visitare le famiglie povere, “sacrificando il proprio denaro per farsi carico dei casi più disagiati”. Durante gli anni del fascismo, “pagò più volte di persona il suo coinvolgimento nell’associazionismo cattolico e nelle fila del Partito Popolare”. Appassionato di montagna e fondatore con gli amici della “Società dei Tipi Loschi”, visse la fraternità con spirito evangelico. Dopo pochi giorni di malattia, morì nel luglio del 1925. Il processo canonico culminò con la beatificazione presieduta da san Giovanni Paolo II nel 1990. “Lo scorso anno – è stato ricordato – papa Francesco ha riconosciuto come attribuito all’intercessione del Beato Pier Giorgio Frassati un miracolo di guarigione, avvenuto negli Stati Uniti d’America”.

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