Leone XIV: “un cuore che si commuove, due mani che soccorrono”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Credere in Cristo e seguirlo come suoi discepoli significa lasciarsi trasformare perché anche noi possiamo avere i suoi stessi sentimenti: un cuore che si commuove, uno sguardo che vede e non passa oltre, due mani che soccorrono e leniscono ferite”. Lo ha detto Papa Leone XIV durante l’omelia a Castel Gandolfo, presiedendo la Messa della XV Domenica del Tempo Ordinario. Commentando la parabola del buon samaritano, ha spiegato: “Il primo sguardo di cui la parabola vuole parlarci è quello che Dio ha avuto verso di noi, perché anche noi impariamo ad avere i suoi stessi occhi, colmi di amore e compassione”. “Guariti e amati da Cristo, diventiamo anche noi segni del suo amore e della sua compassione nel mondo”, ha aggiunto. Il Papa ha poi ricordato che “il samaritano – scriveva Benedetto XVI – non chiede fin dove arrivino i suoi doveri di solidarietà […], ma si fa egli stesso prossimo e mi mostra che io, a partire dal mio intimo, devo imparare l’essere-prossimo”. Per questo, ha concluso, “oggi c’è bisogno di questa rivoluzione dell’amore”: un appello a “generare una vera fraternità, far cadere muri e steccati”, perché “finalmente l’amore si fa spazio, diventando più forte del male e della morte”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa