“Noi siamo il sogno di Dio. Nella creatura umana ha riposto la sua speranza. Abbiamo la responsabilità di non deludere questa speranza”. Questo secondo il vescovo di Pozzuoli e di Ischia, mons. Carlo Villano, è il senso dell’essere “Pellegrini di speranza”, alla base del Giubileo che il presule ha concluso sabato 27 dicembre nella chiesa Santa Maria di Portosalvo in diocesi di Ischia e domenica 28 nella chiesa San Paolo Apostolo a Monterusciello in diocesi di Pozzuoli.
“Portiamo con noi i segni della presenza di Cristo – ha messo in evidenza il presule – ogni nostra azione sia segno di questa incarnazione. Nella pagina del Vangelo di Matteo non c’è soltanto la dimensione della identità di Cristo: c’è l’invito ad essere una Chiesa che possa essere sempre più missionaria. Come non vedere in queste vicende umane di Gesù il volto di una umanità nascosta, sola, che deve rifugiarsi in paesi lontani per poter sfuggire ai mali della storia, agli orrori delle persecuzioni, delle violenze, delle guerre, per poter abitare una terra ed un futuro che siano rispettosi di ogni vita umana. In questa fuga per sfuggire ad Erode c’è il volto di ogni perseguitato di questa terra, ci sono i poveri, gli immigrati, tutti coloro che, per mera bramosia di potere di altri, sono costretti a fuggire dalle loro Terre, a lasciare le loro case, le loro famiglie e i loro affetti più cari. Per andare poi dove? In Paesi che forse non vedranno mai perché vittime di altre bramosie e di altri poteri che negano la vita. Anche qui, credo, che occorre chiedere perdono a Dio e agli uomini perché troppo spesso ci abituiamo alla indifferenza e a tutto ciò che ha il sapore amaro dell’ingiustizia”. In occasione della Festa della Santa Famiglia di Nazareth, mons. Villano ha voluto rivolgere il suo pensiero alla tante famiglie dei territori di Pozzuoli e di Ischia, alla ricerca di una casa, di un luogo sicuro dove abitare: “I recenti eventi geologici e gli abbattimenti disposti dall’autorità giudiziaria hanno generato una vera e propria crisi abitativa e di lavoro; anche le giovani coppie che alimentano il sogno del matrimonio si interrogano sulla difficoltà di trovare una casa per la loro nuova famiglia. Saper abitare il sogno di Dio: era questo il desiderio di Papa Francesco quando ha proposto il cammino sinodale a tutta la Chiesa, un cammino che ha accompagnato fino al giorno della sua morte consegnandolo poi nelle mani di Papa Leone”. Il vescovo ha concluso ricordando la significativa esperienza vissuta nel recente pellegrinaggio giubilare a Roma: “Dobbiamo imparare ad abitare un mondo nuovo: con queste parole ci ha accolti il pontefice. E credo che questa capacità di abitare un mondo nuovo sia lo stesso invito che ci viene da san Paolo nella sua lettera ai Colossesi; il suo, quello di Paolo, è un invito alla comprensione e alla carità, quella carità che viene definita ‘vincolo di perfezione’. È dalla carità che deriva il nostro saperci accogliere, sostenerci e comprenderci”.