“Il Giubileo giunge a conclusione, ma evidentemente non viene meno la speranza che in Cristo è donata alla nostra vita e non viene meno la passione di essere testimoni di speranza, facendoci alleati di ogni persona che non si rassegna a un mondo dominato dalla logica della violenza e della guerra, tutti tesi a cogliere e a valorizzare ogni germoglio di vita che fiorisce anche nel deserto, ogni segno di speranza che si fa strada dentro le contraddizioni e le sofferenze della famiglia umana”. Così il vescovo di Pavia, mons. Corrado Sanguineti, durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto ieri in duomo per la conclusione a livello diocesano del Giubileo.
“Vogliamo rendere grazie a Dio per il bene ricevuto in questo tempo, per i semi di grazia che lo Spirito ha fatto germogliare nella vita di tante persone e comunità”, ha affermato il presule, aggiungendo che “anche come Chiesa di Pavia, abbiamo vissuto momenti belli nella celebrazione dei Giubilei per differenti gruppi di fedeli, valorizzando le quattro chiese giubilari della diocesi – il nostro duomo, la basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, il santuario di San Riccardo Pampuri nella parrocchia di Trivolzio, la cappella della Risurrezione presso la Casa del Giovane a Pavia –, non pochi fedeli si sono recati a Roma in pellegrinaggio, con iniziative diocesane, parrocchiali e di piccoli gruppi di famiglie, e, accogliendo l’invito dell’amato Papa Francesco che ha indetto e aperto l’Anno Santo, abbiamo cercato di riscoprire la forza della speranza, ‘la speranza che non delude’, per essere testimoni e pellegrini di speranza”. “Io stesso – ha rivelato mons. Sanguineti – porto nel cuore i giorni intensi vissuti con gli adolescenti e i giovani della diocesi con i quali ho partecipato al loro Giubileo a Roma, e le giornate del pellegrinaggio diocesano all’inizio del mese di ottobre e quelle con i delegati della diocesi convocati a Roma per l’Assemblea sinodale della Chiesa italiana e per il Giubileo delle équipe sinodali del mondo intero”.
A conclusione del Giubileo, il vescovo ha indicato “un impegno che ci coinvolge come comunità cristiana e civile. Una delle emergenze che viviamo a Pavia e purtroppo diffusa in molte altre città, è quella che riguarda l’abitazione: troppe persone – ha spiegato – vivono ancora senza un tetto, con storie molto diverse e spesso segnate da molteplici fragilità, non solo economiche, e tante famiglie faticano a trovare una casa accessibile come affitto, avendo lavori precari o sottopagati”. “Come Chiesa e come città – ha ammonito – dobbiamo fare tutto il possibile per rispondere a questo bisogno essenziale: per questo motivo, come opera-segno dell’Anno Santo, vogliamo dare una nuova sistemazione al dormitorio della Caritas diocesana, aumentando i posti per accogliere i senza tetto e offrendo loro condizioni migliori e più dignitose”. Evidenziando che “chiunque può contribuire a quest’opera con la propria offerta”, mons. Sanguineti ha rilevato che “occorre realizzare quanto prima un dormitorio femminile: qui chiedo un impegno al Comune, disponibili come comunità diocesana a dare il nostro apporto per la gestione di una tale opera”. Rispetto alla mancanza di abitazioni, il vescovo ha precisato che “come privati, come enti e fondazioni, come diocesi e parrocchie, possiamo avere spazi e appartamenti non utilizzati e abitabili da mettere a disposizione, chi è proprietario di più immobili, può destinare qualche appartamento a famiglie in difficoltà, calmierando e riducendo gli affitti. Se tutti faremo qualcosa in questa direzione, potremo venire in aiuto alle famiglie, italiane e straniere, che non trovano casa o sono costrette a vivere in spazi molto limitati”. “Servire la speranza degli uomini – ha concluso – significa non solo dare testimonianza del Vangelo, ma anche mettere in atto opere che sostengono la speranza e aprono vie di bene per le persone”.