Giubileo 2025: mons. Panzetta (Lecce), “il Giubileo deve diventare gioia feriale e stile di vita”

“Il Giubileo non si chiude come se la grazia avesse un rubinetto da aprire o da chiudere: ora siamo chiamati a raccoglierne i frutti e a trasformarlo in gioia feriale”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Lecce, mons. Angelo Raffaele Panzetta, nell’omelia pronunciata ieri in cattedrale, in occasione della festa della Santa Famiglia di Nazareth e della chiusura diocesana del Giubileo della speranza.
Richiamando il significato dell’Anno Santo, l’arcivescovo ha sottolineato che il Giubileo ha offerto a molti l’esperienza dell’incontro vivo con Cristo risorto, “un incontro che non lascia mai uguali” e che ha seminato speranza nella Chiesa e nella società. Un segno emblematico di questa speranza, ha raccontato, è giunto dal carcere di Lecce durante la celebrazione natalizia, quando un detenuto ha gridato: “La tua speranza mi fa vivere”, espressione che mons. Panzetta ha definito “il segno di speranza più grande” di tutto l’anno giubilare.
Guardando al futuro, l’arcivescovo ha posto una domanda decisiva: come fare perché il Giubileo non resti un’esperienza isolata, ma diventi stile quotidiano? La risposta, ha spiegato, viene dalla Parola di Dio e in particolare dalla lettera ai Colossesi, che indica un cammino concreto: uno stile relazionale rinnovato, segnato da misericordia, perdono e magnanimità; una vita ecclesiale pacificata, capace di superare conflitti e competizioni; una riscoperta della riconoscenza, “di uno stile eucaristico” fondato sul ringraziamento per il bene ricevuto.
Fondamentali, secondo mons. Panzetta, sono anche il diffondersi della Parola di Dio nelle case e nelle comunità, una formazione cristiana solida e una liturgia vissuta nella gioia della lode. Infine, l’invito a verificare il cammino nelle famiglie e a guardare a san Giuseppe come modello di custodia del bene e della grazia ricevuta. “Così – ha concluso – il Giubileo potrà continuare nella feria dei giorni, diventando letizia quotidiana e speranza condivisa”.

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