Giubileo 2025: mons. Gambelli (Firenze), “restiamo pellegrini di speranza, artigiani di pace”

“La speranza è un’ancora sicura e salda alla quale possiamo aggrapparci nelle prove della vita: è il dono più bello che il Giubileo ci consegna”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli, nell’omelia pronunciata ieri nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, in occasione della chiusura diocesana del Giubileo 2025, celebrata nella festa della Santa Famiglia. Un tempo di grazia, ha sottolineato, che chiede ora di essere custodito come “un germoglio da proteggere” perché possa crescere e portare frutto, rendendo i cristiani autentici artigiani di pace.
Meditando il Vangelo del giorno, mons. Gambelli ha letto il cammino della Santa Famiglia come un viaggio in tre tappe – uscita dalla terra di Israele, ritorno dall’Egitto, dimora a Nazaret – interpretato alla luce del mistero pasquale. “Fuggire dall’Egitto”, oggi, ha spiegato l’arcivescovo, significa riconoscere e abbandonare gli idoli del denaro, del potere e della vanagloria, che alimentano strutture di peccato, esclusione e indifferenza, ricordate anche da Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo.
Il ritorno della Santa Famiglia diventa così icona di una Chiesa sinodale, chiamata a camminare insieme, ad ascoltare e a condividere responsabilità e ministeri. In questo orizzonte si colloca l’impegno della diocesi nel discernimento e nella mappatura dei servizi pastorali, segno concreto di corresponsabilità missionaria, con uno sguardo attento alle periferie geografiche ed esistenziali. Infine Nazaret, la città del “germoglio”, richiama la profezia di un tempo nuovo già inaugurato in Cristo. In attesa del suo compimento, ha concluso mons. Gambelli, ogni credente è chiamato a essere segno di speranza per gli altri, a restare “pellegrino di speranza” nella storia, sostenuto dal nutrimento eucaristico che dà senso a ogni sogno e a ogni attesa.

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