“La prima domanda che ci facciamo in questa celebrazione conclusiva di un percorso ricco di eventi, di occasioni sia personali che comunitarie, è questa: ‘Abbiamo lasciato spazio per un incontro personale con il nostro Salvatore? Oppure la tentazione dell’abitudine, della routine dei gesti, delle celebrazioni solo formali ed esteriori ha preso il sopravvento?’. Eppure nella sua Misericordia il Signore sa che, se anche ci trovassimo in difetto su questo, ancora ci aspetta, ci invita all’incontro con Lui”. È partito da questo interrogativo mons. Renato Carboni, vescovo di Ales-Terralba e arcivescovo di Oristano, per proporre ieri la sua riflessione nel corso della celebrazione che ha presieduto nella cattedrale di Ales per la conclusione del Giubileo a livello diocesano.
Il presule ha poi proposto un’altra domanda fondamentale sulla quale ha invitato a riflettere: “Chi sei tu Gesù per me?”. “Accogliere il Signore come il mio Salvatore”, ha affermato mons. Carboni, “è l’inizio di un rapporto fondato sulla verità di me stesso e del Signore stesso. Solo da questo inizio si può sviluppare un dialogo di fiducia e abbandono a Lui”. “Papa Francesco – ha proseguito – metteva in risalto, come necessario nella Bolla di indizione del Giubileo, rimettere al centro della nostra vita la Parola di Dio. Solo in essa, infatti, si possono trovare le ragioni per rianimare la speranza”. “Di fronte alle difficoltà della vita – ha rilevato – è la Parola di Dio che ci sostiene. Un invito ad affrontare la fatica della fede, che a volte è presente nel nostro cammino, la fatica di testimoniare, di affrontare le difficoltà per il fatto di essere cristiani, la fatica della fedeltà e della perseveranza”. “Come è attuale l’invito del Papa a cercare i segni di speranza, mettendo in primo piano la pace nel mondo. Come è attuale il desiderio di pace, soprattutto in questi giorni di fine anno”, ha esclamato il vescovo, ricordando che “siamo tutti con il fiato sospeso in attesa di buone notizie di pace, per tante persone che stanno soffrendo e hanno sofferto abbastanza e che desiderano vedere un po’ di luce, pace e serenità”. “Siamo consapevoli – ha ammonito – che la speranza cristiana può essere solo un dono che viene dall’alto e apre all’eterno: la speranza è l’orientamento del cuore e della vita verso la meta che vale la pena raggiungere e che appare raggiungibile solo come grazia, cercata e accolta a prezzo di uno sforzo serio, perseverante, onesto, capace di sostenere anche la fatica di un lungo cammino”.
“Dopo questo tempo di grazia e misericordia, di incontro con il Signore riprendiamo il cammino, potremmo dire in modo più ordinario e feriale, ma anch’esso significativo e importante per la nostra vita cristiana vissuta nel quotidiano. Non c’è solo la festa, c’è la ferialità. Il Signore che vede nel cuore di ciascuno di noi – ha concluso mons. Carboni – ci accompagna, non ci lascia soli, Egli è sempre con noi, come Lui stesso ci ha detto, ‘Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del tempo’”.