“Oggi, nella festa della Santa Famiglia di Nazaret, chiudiamo l’Anno giubilare con un’immagine che i nostri ragazzi ministranti ci hanno consegnato con semplicità e verità: la speranza si riconosce camminando. Loro sono andati ‘alla ricerca della speranza’ nel nostro territorio vicentino, e tornano con gli occhi pieni di volti, di storie, di mani che si tendono, di luce accesa anche quando tutto sembra buio”. Si è aperta con queste parole l’omelia pronunciata ieri dal vescovo di Vicenza, mons. Giuliano Brugnotto, durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto in cattedrale per la conclusione del Giubileo a livello diocesano.
“Questo è già Vangelo, ha proseguito il presule, evidenziando che “‘Pellegrini di speranza’ è un modo di vivere. È scegliere di non restare fermi davanti al male, alla fatica, alle ferite del mondo. È credere che Dio continua a passare, e che lascia segni concreti: una porta aperta, una casa che accoglie, un letto caldo, un sorriso che non giudica, un lavoro insegnato, una preghiera fedele, una dignità restituita. Segni concreti di speranza”. “I ragazzi – ha proseguito – oggi ci hanno raccontato una mappa di speranza fatta di testimonianze: santi e testimoni che hanno dato luce all’istruzione, agli ammalati, ai poveri; comunità che nel silenzio della carità non fanno rumore ma fanno casa, che accolgono; donne e uomini liberati dalle schiavitù e capaci di liberare; realtà che custodiscono mamme e bambini, che sfamano e accolgono, che ridanno un nome e una dignità; giovani che lavorano ogni giorno per la pace; missionari e missionarie che ricordano a tutti che annunciare Gesù è offrire speranza”. “Se dovessimo riassumere tutto in una frase, potremmo dire così: la speranza ha un volto, e spesso ha le mani sporche di servizio”, ha ammonito mons. Brugnotto, esortando: “Mentre chiudiamo l’Anno giubilare, non chiudiamo ciò che il Giubileo ha acceso. Oggi non è un traguardo: è un mandato”. Poi il vescovo ha indicato “tre piccoli impegni, semplici e forti”: “Custodire la speranza in casa”, “Riconoscere Cristo nei poveri” e “Diventare artigiani di pace”. Mons. Brugnotto ha concluso con un’invocazione: “Signore, che hai offerto la tua vita per liberarci da ogni forma di male: dona a noi la pace. Dona pace eterna ai 116 migranti abbracciati dalle onde del Mediterraneo la vigilia di Natale e sepolti per sempre dalla nostra indifferenza eretta a sistema securitario. Dona la pace alle famiglie sfollate di Gaza, alle famiglie prive di acqua e luce dell’Ucraina. Dona tu Signore la pace di cui noi uomini e donne del terzo millennio sembra che non siamo più capaci nemmeno di sognare. Dona nobis pacem”.