“L’ultimo pensiero giubilare è per gli ultimi, tra cui sono i carcerati: ultimi per gli uomini, ma primi
davanti a Dio”. Lo ha detto questa mattina l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, nella cattedrale in occasione del Giubileo dei detenuti, ultimo appuntamento giubilare prima della conclusione prevista, a livello diocesano, il 28 dicembre. Oggi assistiamo “al ritorno di un clima di vendetta per chi commette un reato, di rifiuto di ogni aiuto e percorso alternativo nei confronti dei detenuti. E’ facile – ha detto il presule – sentire espressioni che non possono essere accettate o alimentate dai cristiani, che rimandano a: ‘occhio per occhio’ o del genere ‘più carceri’ o ‘in carcere e buttiamo la chiave’ o ‘rimettiamo la pena di morte’, per non dire altro. Sembra che il percorso sociale, fortemente animato da uno spirito cristiano, della Legge Gozzini (1986), che sottolineava l’importanza – costituzionale – della pena come rieducazione e quindi dell’importanza di pene alternative, si stia indebolendo ed emergano il sovraffollamento, le restrizioni maggiori, l’annullamento di ogni percorso culturale e sociale con i rapidi trasferimenti”. Il presule evidenzia che come cristiani non possiamo non ritornare e all’importanza dell’alternativa di pena per molti reati, che offre “speranza ai detenuti e più sicurezza ai cittadini, come dimostrano i numeri della recidiva”. Anche “la visita ai carcerati”, seguendo il regolamento carcerario e in collaborazione con il cappellano delle carceri, unitamente a richieste per un’esperienza di volontariato, possono – ha detto mons. Perego – nascere da questo Giubileo e rendere attuale la risposta all’invito di Gesù: ‘Ero in carcere e siete venuti a visitarmi'”. Il presule ferrarese cita, tra le iniziative in diocesi, l’apertura di una nuova struttura della Caritas diocesana, realizzata negli antichi ambienti della scuola materna della parrocchia dell’Arginone, destinata a progetti di alternativa di pena e per le visite dei familiari ai detenuti. “Speriamo che – ha sottolineato – non siano annullati i tentativi in essere per favorire l’alternativa di pena, lo studio in carcere (anche la frequenza ai corsi
universitari), il lavoro dentro e fuori le mura dell’Arginone”. Per dare un segno forte,
la Chiesa della Casa Circondariale è stata una delle chiese giubilari, dove detenuti, agenti, volontari, hanno potuto “ricevere l’indulgenza plenaria. Un’ indulgenza che si ripete anche oggi in questa Cattedrale, come invito alla pace, al perdono, al condono come segni di libertà che aprono a una
nuova responsabilità per chi ha commesso un reato, che aprono a una vita nuova nella città e nella Chiesa, a una storia nuova. Non affossiamo questa possibilità di rinascita”, è stato l’invito ma “rendiamola insieme un segno di speranza per costruire futuro”.