Carcere: Milano, inaugurata “Porta della Speranza” davanti al carcere di San Vittore. Dialogo tra arte, comunità carceraria e società civile

(Milano) Una “Porta della Speranza” inaugurata – come prima di altre 7 – di fronte all’ingresso della Casa circondariale San Vittore “Francesco Di Cataldo”, proprio per indicare, nell’Anno del Giubileo, che una porta su un domani diverso può sempre aprirsi. Con il posizionamento dell’opera, che porta la firma dell’artista e architetto Michele De Lucchi, ha preso, infatti, ufficialmente avvio il progetto internazionale dedicato al dialogo tra arte, comunità carcerarie e società civile. Un’iniziativa articolata, promossa, fino al 2026, dalla Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis del Dicastero per la cultura e l’educazione della Santa Sede in collaborazione con il Dipartimento amministrazione penitenziaria e realizzata dal Comitato Giubileo cultura educazione con Rampello & Partners e il contributo di Fondazione Cariplo. L’iniziativa vede vari interpreti della cultura contemporanea chiamati a creare una serie di “porte artistiche” in relazione diretta con gli istituti penitenziari, diventando segni di passaggio e rigenerazione, rivolti ai detenuti e insieme all’intera comunità civile.
Un’occasione di alto livello per cui, davanti a San Vittore si sono ritrovati in tanti, autorità religiose civili e militari, funzionari ai massimi livelli dell’amministrazione penitenziaria – tra cui il capo del Dipartimento Stefano Carmine De Michele, e la direttrice del carcere Maria Pitaniello –, il cardinale Josè Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione della Santa Sede, l’autore De Lucchi, il curatore del progetto, Davide Rampello.
L’opera si compone di due alti battenti semichiusi, privi di telaio, che evocano un varco aperto all’ignoto. La superficie, definita da un bugnato sfaccettato ispirato a quello rinascimentale, suggerisce non una barriera, ma il fondamento del passaggio. La Porta non distingue un dentro e un fuori: è un’architettura senza muro, “un invito a considerare la trasformazione come un cammino condiviso e non come un gesto isolato”, come scrivono i curatori e l’artista.
Inoltre, perché tale speranza non rimanga un concetto astratto, il progetto si muove anche su due direttrici complementari, una interna e, l’altra, esterna al carcere. Negli Istituti di pena questa iniziativa darà vita a itinerari educativi, laboratoriali e pastorali capaci di accompagnare le persone detenute in un percorso di crescita personale con il coinvolgimento di tutte le realtà – educatori, cappellani, associazioni di volontariato – che già operano a loro sostegno. All’esterno, le Porte della Speranza offriranno, invece, all’opinione pubblica la possibilità di entrare simbolicamente nella realtà del carcere superando i pregiudizi.
Dopo San Vittore, Porte della Speranza proseguirà coinvolgendo una significativa rosa di autori, chiamati a dialogare con altrettanti istituti: la sezione femminile di Borgo San Nicola di Lecce con Fabio Novembre; Regina Coeli a Roma con Gianni Dessì; Santa Maria Maggiore alla Giudecca, Venezia, con Mario Martone; Pagliarelli di Palermo con Massimo Bottura; Canton Mombello di Brescia con Stefano Boeri; Secondigliano a Napoli con Mimmo Paladino; la sezione femminile del Giuseppe Panzera di Reggio Calabria con Ersilia Vaudo Scarpetta. Ogni interprete, in accordo con le direzioni dei penitenziari, costruirà il proprio progetto a partire dall’ascolto dei detenuti e della comunità carceraria.

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