Sanità: Acli Lombardia, “delibera regionale su Super Intramoenia rischia di creare un sistema a più velocità”

“Crediamo che il sistema sanitario nazionale sia un bene comune, nel suo principio di equità e protezione di tutti i cittadini e va difeso come tale. Non possiamo permettere che diventi un privilegio per pochi…”. Lo dichiara Andrea Villa, vicepresidente delle Acli Lombardia con delega al Welfare, a nome dell’associazione che oggi, attraverso la pubblicazione di una nota, si esprime sui contenuti della delibera XXII/4986 del 15 settembre 2025 con la quale la Giunta regionale lombarda ha approvato le Linee guida per il convenzionamento tra strutture sanitarie pubbliche e Fondi di sanità integrativa, introducendo la cosiddetta Super Intramoenia. “Un provvedimento – viene sottolineato – che le Acli Lombardia ritengono che mini i principi di universalità e equità del Servizio sanitario nazionale (Ssn), creando un sistema sanitario a due o più velocità: uno per chi può permettersi assicurazioni o fondi integrativi, e uno per chi ne è escluso. Oltre a chi può accedere alla sanità privata”.
Evidenziando che “la delibera consente alle Aziende ospedaliere pubbliche di stipulare convenzioni con fondi sanitari integrativi e assicurazioni private, offrendo prestazioni sanitarie fino a raddoppiare il volume di quelle erogate nel Ssn”, le Acli lombarde rilevano che “in un contesto già segnato da carenza di personale sanitario e liste d’attesa interminabili, questo provvedimento rischia di privilegiare chi può pagare o ha il privilegio di accesso a fondi sanitari, lasciando indietro e letteralmente in attesa, milioni di cittadini – tra cui pensionati, disoccupati, lavoratori precari e irregolari – che non hanno accesso a forme di welfare integrativo”. “I Fondi sanitari integrativi, spesso legati ad alcuni contratti di lavoro, escludono ampie fasce della popolazione e offrono coperture disomogenee”, prosegue la nota, sottolineando che “inoltre, la qualità e quantità delle prestazioni variano notevolmente a seconda del fondo, generando ulteriori disparità”. Secondo le Acli Lombardia, “questa misura non risolve il problema delle liste d’attesa, ma lo sposta su chi non ha risorse, aggravando le disuguaglianze sociali”. Le Acli Lombardia “respingono un modello che rischia di sostituire il Ssn con un sistema ristretto e a pagamento” e chiedono: “che il Ssn sia rafforzato e non progressivamente smantellato”; “una ridefinizione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) basata su evidenze scientifiche, per garantire prestazioni uniformi su tutto il territorio”; “incentivi fiscali solo per forme di sanità integrativa che siano realmente aggiuntive e non sostitutive del Ssn”; “misure concrete per ridurre le liste d’attesa, senza creare percorsi privilegiati”.

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