“L’inquietudine è il segno che il nostro cuore non si muove a caso, in modo disordinato, senza un fine o una meta, ma è orientato alla sua destinazione ultima, quella del ritorno a casa”. Così il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, ha parafrasato Sant’Agostino. “E l’approdo autentico del cuore non consiste nel possesso dei beni di questo mondo, ma nel conseguire ciò che può colmarlo pienamente, ovvero l’amore di Dio, o meglio, Dio Amore”, il monito di Leone XIV: “Questo tesoro, però, lo si trova solo amando il prossimo che si incontra lungo il cammino: fratelli e le sorelle in carne e ossa, la cui presenza sollecita e interroga il nostro cuore, chiamandolo ad aprirsi e a donarsi”. “Il prossimo ti chiede di rallentare, di guardarlo negli occhi, a volte di cambiare programma, forse anche di cambiare direzione”, la lettura esistenziale del Pontefice: “Ecco il segreto del movimento del cuore umano: tornare alla sorgente del suo essere, godere della gioia che non viene meno, che non delude”. “Nessuno può vivere senza un significato che
vada oltre il contingente, oltre ciò che passa”, ha affermato il Papa: “Il cuore umano non può vivere senza sperare, senza sapere di essere fatto per la pienezza, non per la mancanza. Gesù Cristo, con la sua Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione ha dato fondamento solido a questa speranza. Il cuore inquieto non sarà deluso, se entra nel dinamismo dell’amore per cui è creato. L’approdo è certo, la vita ha vinto e in Cristo continuerà a vincere in ogni morte del quotidiano. Questa è la speranza cristiana: benediciamo e ringraziamo sempre il Signore che ce l’ha donata!”.