Lavoro: Inapp, in Italia “cresce l’occupazione femminile ma permangono gap strutturali”

Nel mercato del lavoro italiano i divari di genere restano ampi, ma non insormontabili. È quanto emerge dal Gender Policy Report 2025 dell’Istituto dell’Analisi delle politiche pubbliche redatto dal gruppo di ricerca “Analisi di genere del mercato del lavoro e delle politiche pubbliche” che è stato presentato oggi all’auditorium dell’Inapp. Tra il 2021 e il 2024, infatti, l’occupazione femminile è cresciuta di oltre 600mila unità, con un incremento del tasso di occupazione che ha raggiunto il 53,3%, circa quattro punti percentuali in più rispetto al 2021. Nello stesso periodo si è registrato anche un rafforzamento della qualità dell’occupazione: i contratti a tempo indeterminato tra le lavoratrici dipendenti sono aumentati di 525 mila unità e la loro incidenza è salita all’83,7%, rispetto all’82,6% del 2021. Parallelamente, il tasso di disoccupazione femminile ha continuato a ridursi, attestandosi nel 2024 al 7,4%, il livello più basso degli ultimi vent’anni.
Nonostante questi progressi significativi, spiegano dall’Inapp, il divario di genere nel mercato del lavoro rimane evidente. Il tasso di occupazione femminile continua, infatti, a essere nettamente inferiore a quello maschile, che nel 2024 raggiunge il 70%, mentre la disoccupazione femminile resta più elevata rispetto a quella degli uomini, pari al 6,2%. Questi dati confermano come l’accesso e, soprattutto, la permanenza nel mercato del lavoro continuino a essere più difficili per le donne.
Nel 2024, seppure in graduale miglioramento, rimangono elevati anche i tassi di inattività. Il 42,4% delle donne tra i 15 e i 64 anni risulta inattivo, a fronte del 24,4% degli uomini, con situazioni particolarmente critiche nelle regioni del Mezzogiorno, dove l’inattività femminile supera il 56%. Le cause della mancata partecipazione delle donne al mercato del lavoro sono prevalentemente legate a motivi familiari: questi interessano il 34% delle donne inattive tra i 15 e i 64 anni e arrivano al 44% nella fascia 25–34 anni, coincidente con l’età feconda. Per gli uomini, invece, i carichi di cura incidono in misura marginale, riguardando solo il 2,5% degli inattivi tra i 15 e i 64 anni e il 3% nella fascia 25–34 anni. Superare questi ostacoli rappresenterebbe una leva fondamentale per ampliare la partecipazione femminile al mercato del lavoro: circa il 15% delle donne inattive tra i 15 e i 64 anni e il 26% di quelle tra i 25 e i 34 anni dichiara infatti la disponibilità a entrare nel mercato del lavoro qualora mutassero le condizioni che ne limitano oggi la partecipazione. Dunque, rilevano dall’Inapp, nonostante il trend di crescita dell’occupazione femminile italiana i margini di miglioramento non sono ancora tali da consentire di superare i gap di genere che contraddistinguono il nostro mercato del lavoro, anche rispetto agli standard medi europei dove si registra un tasso di occupazione femminile pari al 66,2%.

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