“Attorno a noi, quasi in tutto il mondo, sembra avere vinto una sorta di pessimismo e sentimento di impotenza: le persone sembrano non riuscire più nemmeno a chiedersi che cosa possono fare per modificare il corso della storia”. A denunciarlo è il Papa, nel suo primo discorso in Libano, pronunciato in inglese e rivolto alle autorità alla società civile e al Corpo diplomatico. “Le grandi decisioni sembrano essere prese da pochi e, spesso, a scapito del bene comune, è ciò appare a molti come un destino ineluttabile”, l’analisi del Papa, che si è rivolto direttamente agli abitanti del Paese dei cedri, elogiandone la resilienza: “Voi avete molto sofferto le conseguenze dell’instabilità globale, che anche nel Levante ha ripercussioni devastanti, della radicalizzazione delle identità e dei conflitti, ma sempre avete voluto e saputo ricominciare”. “Il Libano può vantare una società civile vivace, ben formata, ricca di giovani capaci di plasmare i sogni e le aspirazioni di un intero Paese”, l’omaggio di Leone, che ha incoraggiato i libanesi a “non separarvi mai dalla vostra gente e a porvi al servizio del vostro popolo – così ricco nella sua varietà – con impegno e dedizione”. “Possiate tutti far risuonare una sola lingua: la lingua della speranza che fa convergere tutti nel coraggio di ricominciare sempre di nuovo”, l’auspicio papale: “Il desiderio di vivere e di crescere insieme, come popolo, faccia di ogni gruppo la voce di una polifonia. Vi aiuti anche il profondo legame di affetto che lega al proprio Paese tanti libanesi dispersi nel mondo. Essi amano la propria origine, pregano per il popolo di cui si sentono parte e lo sostengono con le molteplici esperienze e competenze che li rendono così apprezzati in ogni luogo”.