Diocesi: mons. Gambelli (Firenze) a novelli diaconi, “la vera gioia e la vera libertà consistono nell’amare, nel servire”

“Cari Luca, Peter, Jenson siate amministratori di quella grazia che il Signore ci dona per aiutarci a credere che la vera gioia e la vera libertà consistono nell’amare, nel servire”. È l’esortazione rivolta ieri dall’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli, nel corso della celebrazione eucaristica che ha presieduto per la Festa della dedicazione della cattedrale nel corso della quale ha ordinato tre nuovi diaconia servizio della Chiesa fiorentina.
Commentando le letture proposte dalla liturgia, il presule si è soffermato su tre termini: “adorazione, amministrazione della multiforme grazia di Dio”. “Il Vangelo di oggi ci invita a meditare sul colloquio di Gesù con la donna samaritana. Al centro del dialogo c’è il tema del culto che piace a Dio: ‘I veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità’”. “Nel Vangelo di Giovanni, Gesù stesso – ha commentato – è la verità che si è fatto via per condurci alla vita. L’adorazione consiste proprio in questa intima unione con Lui che possiamo vivere grazie al dono dello Spirito Santo”. E, richiamando il Salmo 103 – “Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono” – l’arcivescovo ha evidenziato che “la vera adorazione è quella che ci permette di contemplare questo amore del Signore sempre più grande delle nostre miserie, delle nostre mediocrità”. Proseguendo, mons. Gambelli ha poi rilevato che “la lettera di Pietro, facendo ricorso alla figura del buon amministratore della grazia di Dio, rivolge un’esortazione ai credenti, specialmente a quanti assumono un ufficio, un ministero nella Chiesa”. “Si tratta di conservare una carità fervente, di praticare l’ospitalità senza mormorazioni, di parlare con parole di Dio, di ricercare in tutto la gloria di Dio”, ha proseguito mons. Gambelli, ricordando poi che “Papa Francesco nel celebre discorso alla Chiesa italiana, pronunciato esattamente dieci anni fa in questa cattedrale, presentava in termini molto simili i tratti dell’umanesimo cristiano che si fonda sui sentimenti del Cristo: umiltà, disinteresse, beatitudine”. Diceva Papa Francesco: “Il nostro dovere è lavorare per rendere questo mondo un posto migliore e lottare. La nostra fede è rivoluzionaria per un impulso che viene dallo Spirito Santo. Dobbiamo seguire questo impulso per uscire da noi stessi, per essere uomini secondo il Vangelo di Gesù. Qualsiasi vita si decide sulla capacità di donarsi. È lì che trascende sé stessa, che arriva ad essere feconda”. Mons. Gambelli ha concluso con un’invocazione: “Fa’ o Signore che la nostra cattedrale e tutte le nostre chiese e i luoghi di culto siano sempre più punti di incontro tra fratelli e sorelle perché quanti li frequentano possano adorarti in spirito e verità, essere amministratori della tua multiforme grazia e riconoscere la tua presenza sempre più grande dei confini delle nostre istituzioni e dei nostri cuori”.

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