Come si costruisce un dialogo autentico in un mondo attraversato da guerre, disuguaglianze e paure? E cosa significa, oggi, “guardarsi negli occhi” in un’epoca segnata dalla distanza e dal sospetto reciproco? Questi gli interrogativi dal quale è nato l’incontro “L’importanza del guardarsi negli occhi e del dialogo umano”, promosso dall’organizzazione di cooperazione internazionale WeWorld, che si è tenuto oggi al Mug di Bologna. L’evento ha riunito rappresentanti del mondo religioso, accademico e civile per riflettere sul valore del dialogo come strumento di comprensione e cooperazione tra i popoli, anche alla luce delle crisi umanitarie e dei conflitti che continuano a colpire diverse aree del mondo.
L’incontro è stato aperto dalla lezione di Alberto Melloni, storico delle religioni e professore ordinario di storia del cristianesimo, sul tema “Con-vivere tra e con le religioni”. “Il dialogo tra fedi e culture non è un confronto astratto tra religioni, ma un incontro vivo tra le culture che i credenti portano con sé nel concreto intreccio della storia. Le religioni esistono solo dove donne e uomini le fanno vivere, intrecciando libertà, osservanza e interpretazione dentro culture complesse, fatte di testi, pratiche, spiritualità e mentalità. In questo senso, il dialogo diventa un’esperienza di convivialità, un cammino di comprensione e consapevolezza reciproca: riconoscere nel bene e nel male della nostra storia una possibilità di incontro, in cui la differenza diventa spazio di scelta, di libertà e di giustizia condivisa”.
A seguire, la tavola rotonda “Il soffio dello spirito nel dialogo” ha visto il confronto tra mons. Vincenzo Paglia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita, e Ilenya Goss, pastora della Chiesa valdese di Mantova e Felonica. Mons. Paglia ha evidenziato che “il vero pericolo è l’iperindividualismo, che ha sostituito il ‘noi’ con l’‘io’. È necessaria una rinascita della fraternità come fondamento di convivenza e di pace. Le religioni e le Chiese sono chiamate a essere fermento di unità e dialogo tra i popoli. Solo così potrà nascere un nuovo umanesimo planetario fondato su fraternità e amore”. Ilenya Goss ha sottolineato che “conoscersi è il primo passo per capirsi e creare una convivenza autentica. La pace, nel segno dello Shalom, implica giustizia e cura reciproca; per questo, oggi più che mai, è necessario riaprire con coraggio e responsabilità spazi di incontro tra fedi e culture”.
La mattinata è proseguita con l’intervento di Cesare Zucconi, vicepresidente internazionale della Comunità di Sant’Egidio, per il quale “occorre ridare forza al dialogo e costruire insieme un vero movimento popolare per la pace, capace di andare controcorrente”.
Nella seconda parte dell’incontro, “La geopolitica del dialogo. Illusione o speranza?”, che ha visto la partecipazione di Greta Cristini, analista geopolitica e reporter, e Valerio Nicolosi, giornalista e podcaster esperto di Palestina, introdotti da Andrea Comollo, Head of Communications & Programmes in Europe and Italy di WeWorld, il dibattito si è concentrato sulle dinamiche di potere e sulle prospettive di dialogo nel contesto mediorientale.