“Chi esalta come conquista il rifiuto di ogni legame stabile e duraturo non dona libertà”. Ne è convinto il Papa, che nell’omelia della messa presieduta nella basilica di San Pietro con i nuovi cardinali ha denunciato che “la pretesa del primo peccato, di voler essere come Dio, continui a ferire l’umanità, e come questa presunzione di autosufficienza non generi né amore, né felicità”. “Chi toglie il rispetto al padre e alla madre, chi non vuole i figli, chi considera gli altri come un oggetto o come un fastidio, chi ritiene la condivisione una perdita e la solidarietà un impoverimento, non diffonde gioia né futuro”, il monito di Francesco: “A cosa servono i soldi in banca, le comodità negli appartamenti, i finti contatti del mondo virtuale, se poi i cuori restano freddi, vuoti, chiusi? A cosa servono gli alti livelli di crescita finanziaria dei Paesi privilegiati, se poi mezzo mondo muore di fame e di guerra, e gli altri restano a guardare indifferenti? A cosa serve viaggiare per tutto il pianeta, se poi ogni incontro si riduce all’emozione di un momento, a una fotografia che nessuno ricorderà più nel giro di qualche giorno o qualche mese?”. “Oggi noi guardiamo a Maria Immacolata, e le chiediamo che il suo Cuore pieno d’amore ci conquisti, che ci converta e che faccia di noi una comunità in cui la figliolanza, la sponsalità e la maternità siano regola e criterio di vita”, la preghiera finale: “in cui le famiglie si riuniscono, gli sposi condividono ogni cosa, i padri e le madri sono presenti in carne e ossa vicino ai loro figli”. “E i figli guardino i padri”, l’aggiunta a braccio.