“La teologia per dono, per grazia mette a disposizione della cultura umana ‘un collirio’, non dobbiamo più accontentarci di essere servi di una ragione limitata, segnata da una tentazione nichilistica”. Lo ha detto mons. Piero Coda, segretario generale della Commissione teologica internazionale, presentando oggi in Vaticano il Congresso Internazionale sul futuro della teologia dal titolo “Eredità e immaginazione” programmato per il 9 e il 10 dicembre 2024. “La teologia che mette in gioco, nel concerto dei ‘saperi’, quello che San Paolo ha definito ‘il pensiero di Cristo’, il modo di ragionare la realtà che scaturisce dalla rivelazione, dall’evento di Gesù, è tirata in ballo nell’impegno di ripensare il pensiero per poter affrontare tutte le sfide drammatiche sociali e culturali del nostro tempo”. E, secondo mons. Coda, il miglior modo per mettere in atto questo proposito è quello di ampliare l’orizzonte della ragione: “In questi giorni abbiamo letto nella liturgia i testi dell’apocalisse di San Giovanni apostolo, in cui il veggente dice ‘prendi il collirio, perché non ci vedi più’. Ecco, la teologia per dono, per grazia mette a disposizione della cultura umana questo collirio, non dobbiamo più accontentarci di essere servi di una ragione limitata, segnata da una tentazione nichilistica. Un altro impegno al quale la teologia dunque è chiamata, inoltre, è quello di riappropriarsi del suo metodo, quello della ‘questio’, della ricerca, del dialogo. Come espresso da San Tommaso, la predicazione deve riproporre quella conversazione, quello stare in mezzo agli uomini, il modo in cui Cristo stesso, la verità fatta persona, si è intrattenuto con la gente del suo tempo”.