Non si vive di sola guerra

Dopo la scelta improvvida degli Stati uniti di scendere in campo a sostegno di Israele, si fa sempre più viva la speranza che, la terza guerra mondiale tanto temuta, rimanga soltanto un’ipotesi. Nella notte fra sabato e domenica 22 giugno, dopo avere concesso alla diplomazia due settimane per trattare la pace, Trump contraddicendo, ancora una volta se stesso, ha bombardato l’Iran rivendicando l’iniziativa come “uno spettacolare successo militare”.

Dopo la scelta improvvida degli Stati uniti di scendere in campo a sostegno di Israele, si fa sempre più viva la speranza che, la terza guerra mondiale tanto temuta, rimanga soltanto un’ipotesi. Nella notte fra sabato e domenica 22 giugno, dopo avere concesso alla diplomazia due settimane per trattare la pace, Trump contraddicendo, ancora una volta se stesso, ha bombardato l’Iran rivendicando l’iniziativa come “uno spettacolare successo militare”. Mentre si sperava nella risoluzione dei due conflitti in Ucraina e a Gaza, rivestendo i panni del giustiziere, lo scorso 13 giugno Netanyahu iniziava a bombardare l’Iran con lo scopo di dissuadere quel Paese a dotarsi dell’arma atomica, puntando, allo stesso tempo, a rovesciarne il regime dittatoriale. Col risultato di provocare la reazione del Paese colpito, di mietere altre vittime e di rafforzare il regime che si voleva abbattere. La violenza rallenta, anziché accelerare, ogni processo di democratizzazione. Ora tutto si complica! La situazione potrebbe evolversi da un momento all’altro e rendere queste note superate. Putin, alleato dell’Iran, minaccia di prendere le sue difese; la Cina, legata all’Iran da accordi commerciali – è il principale sbocco del greggio iraniano – spinge per la stabilità in quell’area; mentre Arabia Saudita, Emirati Arabi e altri Paesi del Golfo Persico, pressano per un immediato cessate il fuoco. E, in più, si rischia di avviare il processo inverso a quello che si vuole debellare: la bomba atomica, specialmente per i Paesi che non ne sono dotati, potrebbe rivelarsi una necessaria e diabolica arma di difesa. Ancora una volta, al dialogo, si è preferita la via della resa dei conti, rafforzando, così, l’idea che la guerra rimanga, oramai, l’unico mezzo per regolare i rapporti fra gli Stati. Nonostante le roboanti promesse di porre fine alle guerre nel giro di qualche giorno, i fatti stanno dimostrando che le guerre, anziché concludersi, si moltiplicano provocando sofferenza e perdita di vite innocenti. In tal senso sconcerta l’impotenza delle Organizzazioni internazionali a imporre, almeno, l’osservanza di quelle regole sul rispetto dei diritti umani, approvate da tutti gli Stati, compresi quelli attualmente in guerra. È come se le regole internazionali siano per ora sospese e che i poteri decisionali siano tutti nelle mani di capi autoritari – Putin, Netanyahu e Trump si presentano oggi così – a prescindere dal sistema di governo che presiedono. Stessa perplessità si prova nel vedere le superpotenze – tra cui Stati Uniti, Russia e Cina – che, mentre sottoscrivono tra loro vantaggiosi accordi commerciali, non vanno oltre una formale telefonata per dichiarare la loro disponibilità a trattare per la pace. Putin chiama Papa Leone XIV per felicitarsi con lui e per discutere dei problemi del mondo, mentre rifiuta la sua offerta di utilizzare il Vaticano come Sede per “costruire ponti, con il dialogo e con l’incontro”. Ma quello che più lascia perplessi, in un momento così drammatico, è l’assenza imbarazzante dell’Unione europea che mentre trova l’unanimità, ad esempio, sul contrasto al fenomeno migratorio, non riesce a esprimere una posizione unitaria, forte e autorevole nello scacchiere internazionale. Nonostante in questo tempo i popoli siano costretti a mettere in cima ai loro pensieri la guerra, è indubbio che di sola guerra non si può continuare a vivere! Non solo dal punto di vista esistenziale, ma anche da quello politico e relazionale. «Non dobbiamo abituarci alla guerra», ha detto Papa Leone XIV nell’ultima udienza. Mentre l’attenzione dei governanti è concentrata sulle guerre, tanti problemi, altrettanto vitali per l’umanità, vengono, infatti, trascurati. Primo fra tutti, la questione climatica, della quale da più parti vengono messi in discussione gli obiettivi iniziali, mentre alluvioni e cicloni continuano a distruggere interi territori e a mietere vittime. Altrettanto importanti, almeno per quanto riguarda il nostro Paese, la crisi demografica e la questione educativa, che vede tanti nostri giovani protagonisti di episodi di violenza. Senza dire della necessità di fare chiarezza sulla situazione paradossale dell’Italia che, se da una parte, registra primati, dall’altra vede aumentare ogni forma di povertà… Di sola guerra non si vive!

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