Medio Oriente e Nord Africa. Mons. Bertin (Caritas Mona): “In mezzo a tante difficoltà, felici di continuare a servire”

Si è chiuso ieri a Beirut (dal 9 giugno) il forum di Caritas Mona che raggruppa tutte le Caritas della Regione Medio Oriente, Nord Africa e Corno d'Africa al quale hanno partecipato anche i diversi partner che ne sostengono i progetti avviati nella regione. Presenti, tra questi, le Caritas di Italia, Spagna, Belgio, Germania, Austria, e la statunitense Catholic Relief Service. Durante i lavori sono emersi temi comuni come i conflitti e le tensioni della regione, le sfide relative al taglio dei fondi per gli aiuti umanitari, le migrazioni. A margine del forum, il Sir ha raggiunto il presidente di Caritas Mona, mons. Giorgio Bertin che ha tracciato un bilancio dei quattro giorni di lavori.

foto: Caritas italiana

Si è chiuso ieri a Beirut (dal 9 giugno) il forum di Caritas Mona che raggruppa tutte le Caritas della Regione Medio Oriente, Nord Africa e Corno d’Africa al quale hanno partecipato anche i diversi partner che ne sostengono i progetti avviati nella regione. Presenti, tra questi, anche alcune Caritas europee, Italia, Spagna, Belgio, Germania, Austria, e la statunitense Catholic Relief Service. Durante i lavori le diverse Caritas hanno presentato la situazione nei loro paesi facendo emergere temi comuni come i conflitti e le tensioni della regione, le sfide relative al taglio dei fondi, per esempio da parte di UsAid, nel campo dell’aiuto umanitario che sta colpendo anche le iniziative delle Caritas mettendo a rischio la sostenibilità dei progetti. Altra urgenza è quella relativa ai migranti e alle diverse rotte migratorie nella regione come quella che va dal Corno d’Africa verso la penisola araba, la rotta del Mediterraneo verso Spagna e ltalia, e che vedono questi paesi, sia come luoghi di partenza che di transito. A margine del forum, il Sir ha raggiunto il presidente di Caritas Mona, mons. Giorgio Bertin che ha tracciato un bilancio dei quattro giorni di lavori.

(Foto ANSA/SIR)

Conflitti. “È stato un incontro molto fraterno – spiega il vescovo -. Era da due anni che la conferenza regionale non si incontrava e in questo tempo si sono succeduti molti disastri, penso al terremoto in Marocco, Siria e Turchia, alle inondazioni in Cirenaica, Libia, per non parlare di Gaza, la cui situazione è sotto gli occhi di tutti, e della Terra Santa. Il Forum è stata l’occasione per ritrovarsi e ascoltarci gli uni gli altri e per condividere aiuti e progetti”. I venti di guerra che soffiano oramai da tempo sulla regione – in queste ultime ore si registra anche l’attacco ‘preventivo’ di Israele contro alcuni obiettivi militari e nucleari in Iran – ricordano, dice mons. Bertin, “quella Terza Guerra Mondiale a pezzi spesso citata da Papa Francesco che ci tocca molto da vicino, basti pensare a Gaza i cui drammatici eventi sono sotto gli occhi di molti. La situazione in Libia continua a essere tesa, così come la Somalia, nell’estremo sud della regione Mona. Sono paesi che continuano a essere instabili come la Siria dove si spera la situazione possa migliorare dopo la caduta del regime di Bashar Al Assad e il cambio di Governo, ma non è certo”. Riguardo la Siria, mons. Bertin spera che la decisione del presidente Usa, Trump, di allentare le sanzioni al Paese “possa aiutarlo dal punto di vista economico”. Tuttavia, ha sottolineato, “rimane il fattore culturale e ideologico di coloro che hanno preso il potere adesso e del servizio che devono dare al popolo che ha al suo interno diverse appartenenze. Io credo che il problema più grave non sia quello economico, ma quello della convivenza umana nelle diversità della Siria”.

Migrazioni. Non meno importante il tema delle migrazioni che impatta su tutti i Paesi dell’area. Secondo il nuovo rapporto “Global Trends”, diffuso ieri dall’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, alla fine di aprile, nel mondo, gli sfollati erano oltre 122 milioni, il 40% dei quali bambini. La nostra regione, spiega il presidente di Caritas Mona, “è suddivisa in tre zone, la zona Medio Oriente, la zona Nord Africa e la zona Corno d’Africa. Dal Corno d’Africa continua la migrazione soprattutto degli etiopici, ma anche di altri verso lo Yemen attraverso Gibuti e il nord della Somalia. Dal Sudan arrivano rifugiati che entrano anche in questa regione Mona.

Per questo è necessario avere un rapporto interregionale tra Africa e Caritas Mona.

Nel Nord Africa continua la migrazione attraverso il Mediterraneo e la rotta Atlantica. In questa ultima rotta l’anno scorso ci sono stati almeno 9.000 morti durante questo tragitto atlantico. In Medio Oriente, invece, registriamo una massiccia presenza di siriani, circa due milioni sono in Libano, in Giordania. Vista la situazione ancora piuttosto aleatoria del loro Paese, i siriani rientrati sono davvero pochi. Anzi aumentano di numero quelli che vogliono lasciare il Paese.

(Foto AFP/SIR)

Aiuti in diminuzione. Dal Forum è emerso anche il problema dei tagli dei finanziamenti umanitari. A partire dal 24 febbraio, gli Stati Uniti – il principale donatore bilaterale di aiuti umanitari al mondo – hanno congelato i fondi, annullato i contratti, bloccato i pagamenti e smantellato l’Usaid, l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale, destabilizzando l’intero sistema umanitario con gravi conseguenze per le popolazioni colpite e per le organizzazioni umanitarie impegnate sul campo. A questo si deve aggiungere che, secondo quanto riportato da Oxfam, nel 2026 i Paesi del G7 ridurranno del 28% le spese per gli aiuti allo sviluppo del Sud globale. Praticamente in ballo c’è un taglio di 44 miliardi dollari (rispetto al 2024). “Questo disimpegno americano sta avendo un impatto non dico devastante, ma quasi” rimarca mons. Bertin che è anche vicepresidente della International Catholic agency for migrants and refugees (Icmc), basata a Ginevra.

“Questi tagli hanno provocato la chiusura della nostra presenza in Giordania e in Libano e stanno costringendo le Caritas e la Icmc a rivedere e probabilmente a stilare delle priorità. Ciò significa anche escludere alcune fasce di persone”.

Rinnovato impegno. Di fronte a questa grave situazione, conclude il presidente di Caritas Mona, “il Forum ha ribadito il proprio impegno sul campo grazie alla grande volontà di collaborare dei partners delle diverse Caritas nazionali, soprattutto europee e del Catholic relief service (Crs), l’agenzia umanitaria cattolica degli Usa”. In particolare, è stato deciso di attivare una maggiore condivisione tra i membri di Caritas Mona. “L’intenzione – spiega – è quella di non restare troppo confinati all’interno dei rispettivi Paesi per poter condividere nel modo migliore possibile quelle risorse che stanno diminuendo”. Altra decisione riguarda il rafforzamento dell’advocacy, il supporto attivo verso, anzitutto, la comunità cattolica: “Nel mondo i cattolici sono 1 miliardo e 400 milioni; quindi, bisogna rinnovare e trovare nuove forme di sensibilizzazione e così fare pressione sui governi delle nazioni perché non si abbandonino i più poveri, i migranti, i rifugiati e si promuovano politiche inclusive. Da parte nostra, voglio ribadire che, nonostante tutto, non siamo tristi perché abbiamo la gioia di poter servire”.

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