Venerdì Santo: Striscia di Gaza. Il parroco Romanelli: “La Croce non è l’ultima stazione”

A Gaza, padre Gabriel Romanelli racconta la speranza nella parrocchia della Sacra Famiglia, tra sfollati, disabili e la preghiera per la pace

Gaza (Foto N. Saleh)

Siamo ancora una volta sulla strada sassosa del Golgota. Camminiamo in mezzo alle macerie di Gaza ma ringraziando Dio stiamo bene. All’interno della nostra parrocchia della Sacra Famiglia ospitiamo circa 500 sfollati, tra di loro ci sono anche i bambini disabili custoditi dalle suore di Madre Teresa, tante persone anziane, ci sono malati e numerose famiglie. Per quel che possiamo, cerchiamo di aiutare i nostri vicini e la gente che ruota intorno alla nostra parrocchia. In questo modo cerchiamo di infondere speranza nei cuori di tutti. Noi crediamo che la speranza viene dal cielo, da Dio che si è incarnato. La Croce non è l’ultima stazione, non è la fine.

La Croce è un passaggio necessario.

Come discepoli di Gesù dobbiamo partecipare al mistero della Croce sapendo che, dopo tre giorni, il Signore è risorto. La tomba non l’ha potuto rinchiudere perché lui è il vivente. Confidiamo nel Signore e lo preghiamo affinché compia il miracolo della pace, della conversione dei cuori, affinché tocchi i cuori dei potenti del mondo perché fermino questo conflitto nella Terra che lo ha visto sacrificarsi.

Noi continueremo a pregare per la pace, a fare il bene, ad aiutare chi è nel bisogno, sperando nella sua grazia e nel suo perdono. Lo imploriamo perché doni pace a questa terra.

Così potremo celebrare la sua Resurrezione. Questa guerra sta causando tantissima morte e profonda sofferenza. Sappiamo che il dopoguerra sarà molto difficile. La Madonna ci benedica tutti ci faccia vivere una buona settimana Santa fino alla Resurrezione.

(*) parroco della Sacra Famiglia di Gaza

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