Sulla via percorsa dai re Magi a Betlemme per visitare Gesù bambino, una casa vuole abbattere i muri della Palestina con la cultura

L'escalation di violenza ed impegno armato scaturito tra Israele e Palestina in seguito all'attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, rende necessario cercare di capire come in quel territorio non operino solo movimenti ed attività che guardano alla discordia ma, in particolare nella realtà cristiana, esistano progetti che cercano di veicolare un messaggio positivo di umanità, di cultura e di fratellanza, senza distinzione o pregiudizio. A pochissima distanza dalla basilica della Natività a Betlemme, proprio sulla strada che percossero i Re Magi seguendo al stella cometa che li portò fino a Gesù bambino, sorge “Casa Fleifel” (Casa dei Re Magi), una struttura che si sviluppa all’interno di una palazzina acquistata e ristrutturata grazie al contributo di 850mila euro della Cei attraverso i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, che vuole essere punto di riferimento culturale, assistenziale e promozione, attraverso il lavoro artigianale

foto SIR/Marco Calvarese

A pochissima distanza dalla basilica della Natività a Betlemme, proprio sulla strada che percorsero i Re Magi seguendo al stella cometa che li portò fino a Gesù bambino, sorge “Casa Fleifel” (Casa dei Re Magi), una struttura che si sviluppa all’interno di una palazzina acquistata e ristrutturata grazie al contributo di 850mila euro della Cei attraverso i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, che vuole essere punto di riferimento culturale, assistenziale e promozione, attraverso il lavoro artigianale. Lo hanno visitato i giornalisti dei settimanali cattolici italiani in Terra Santa, vincitori delle edizioni 2019 e 2020 del concorso giornalistico “Selezione nazionale ‘8xmille senza frontiere’”, organizzato dal Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della Cei e dalla Fisc-Federazione italiana settimanali cattolici. Come i Re Magi portarono la loro arte come dono più prezioso, così questo spazio è stato ideato in territorio palestinese dalla Custodia di Terra Santa ed ATS pro Terra Sancta, come luogo di aggregazione ed incontro aperto all’intera comunità locale, senza distinzioni di religione, etnia, sesso, età. Un centro di promozione culturale e ricreativo che offre la possibilità di scambio tra le diverse comunità del territorio, in grado di offrire alle donne e ai giovani corsi di formazione artigianale, incontri tematici per la gestione igienico-sanitaria, educativa ed economica della famiglia, attività ricreative, culturali e caritatevoli.

“Siamo specializzati nell’aiutare soprattutto le fasce più vulnerabili. In particolare abbiamo un servizio di assistenza sociale, perchè qui in Palestina non c’è lo stato sociale e quello che c’è è sul lastrico e non funzionante. Soprattutto le persone anziane non hanno i soldi per fare interventi ai denti o agli occhi, ma anche le donne che devono partorire sono costrette a spendere una cifra pari a 2 stipendi e per questo motivo si rivolgono a noi che le sovvenzioniamo”, sono le parole di Tommaso Merlo, coordinatore dell’ATS pro Terra Sancta, presente a Betlemme da circa 17 anni con diversi progetti, tra i quali quello di riabilitazione delle case nel centro storico che mira ad aiutare quasi esclusivamente famiglie cristiane, per cercare di conservare la permanenza della comunità cristiana in forte minoranza.

L’associazione sostiene anche le strutture cristiane che sussistono sul territorio palestinese, come ad esempio quelle gestite dalle suore che assistono i bambini disabili abbandonati, anche se questi non sono di religione cristiana che rappresenta il 2%, “in questo luogo tutti i figli illegittimi vengono abbandonati ed i bambini disabili vengono visti come una vergogna e quindi anche loro abbandonati”.

Tra gli altri l’associazione organizza anche progetti per l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro, ma soprattutto il bazar equo solidale aperto da un anno che fa riferimento ad un network di 30 produttori tra cui cooperative di disabili, tutte aiutate a migliorare i prodotti ed il processo produttivo, per fornire prodotti di qualità. “Diamo dignità a queste persone, non solo un lavoro, cercando di imporci con prezzo giusti”, ha aggiunto Merlo presentando il lavoro di ristrutturazione eseguito sulla palazzina, tutto con manodopera e prodotti palestinesi, facendolo diventare un centro culturale nel quale presentare mostre, concerti ed altre idee provenienti dai giovani.

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