Lo straordinario viaggio di Kandhamal: quando la fede supera la persecuzione

Negli ultimi 15 anni, nel remoto distretto di Kandhamal, nell’Odisha,  si assiste quotidianamente al verificarsi di uno straordinario avvenimento capace di trasformare una tragedia in una storia di resilienza e fedeltà al Vangelo. Il distretto, infatti, un tempo teatro della peggiore persecuzione organizzata nella storia del cristianesimo in India, è emerso come simbolo di fede incrollabile e di perdono.

Foto Christian today

Negli ultimi 15 anni, nel remoto distretto di Kandhamal, nello stato indiano dell’Odisha, si assiste quotidianamente al verificarsi di uno straordinario avvenimento capace di trasformare una tragedia in una storia di resilienza e fedeltà al Vangelo. Il distretto, infatti, un tempo teatro della peggiore persecuzione organizzata nella storia del cristianesimo in India, è emerso come simbolo di fede incrollabile e di perdono.
A raccontare questa storia è stato il giornalista Anto Akkara. Intervistato dal sito online “Christian Today” (https://www.christiantoday.com/church), ha raccontato in maniera dettagliata la storia del distretto Kandhamal, da lui visitato 35 volte. Una narrazione stimolante e veritiera sapientemente descritta nel suo nuovo lavoro intitolato “Good News of Kandhamal”, pubblicato nell’agosto scorso proprio per ricordare il 15° anniversario dello spargimento di sangue avvenuto nel 2008 a seguito di una feroce persecuzione nel remoto distretto della giungla di Kandhamal, nell’Odisha. Un racconto inedito e dettagliato da cui emerge il viaggio di Kandhamal, e dei suoi abitanti, passati dalla disperazione alla speranza.
“Quanto accaduto nel distretto di Kandhamal nel 2008  – ha esordito Akkara a Christian Today – è stata una vera catastrofe. Eppure, 15 anni dopo, è davvero  incredibilmente constatare quanto i cristiani, poveri ma valorosi, che hanno vissuto quella tragedia, siano stati capaci di trasformarla in un evento dal quale sono scaturiti frutti straordinari”.
Ripercorriamo la storia. Nell’agosto del 2008, Kandhamal precipitò nel caos in seguito all’omicidio di Swami Lakshmananda Saraswati. Gli estremisti, incolpando i cristiani dell’omicidio, presero di mira la comunità cristiana imponendo loro,  attraverso un ultimatum, di abiurare la propria fede. Ciò che ne seguì fu un’ondata di violenza. Quasi 100 cristiani che persero la vita in modo raccapricciante. In migliaia fuggirono nella giungla per sfuggire ai riti di riconversione forzata. Circa 400 chiese furono distrutte, 6.500 case di cristiani furono date alle fiamme e il paesaggio del distretto fu deturpato dalla devastazione cui fu sottoposto. Inoltre, oltre 40 donne furono vittime di stupri e aggressioni sessuali. Non solo. In seguito alle persecuzioni e alle violenze, a circa 12.000 bambini fu impedito andare a scuola per un periodo prolungato.

Durante questo periodo drammatico, i cristiani di Kandhamal, malgrado le violenze, mostrarono fede e e una resilienza incrollabili. Si può dire che i cristiani di Kandhamal hanno incarnato quanto dice la scrittura e in particolare i seguenti versetti della Bibbia:
“Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra” (Luca 6, 27-29).
Tre gli elementi che emergono nel lavoro di Akkara: il potere del perdono, il trionfo dell’amore sull’odio, la resilienza della fede delle comunità perseguitate.
Ma ancora più sorprendente forse, nella storia di Kandhamal, è l’aspetto riguardante il perdono mostrato e offerto dalle vittime delle violenze nei confronti dei loro aguzzini.  “La risposta indulgente dei cristiani di Kandhamal con i loro sorrisi disarmanti – sottolinea Akkara – ha disarmato il nemico, lo ha messo a terra. Un gesto che ha sciolto i cuori degli aggressori fino a tornare sui loro passi e a chiedere scusa per le loro azioni”.

Alcune storie individuali contenute nel lavoro di Akkara mostrano la trasformazione, a livello personale, dei persecutori in seguito al perdono offerto da chi era stato vittima di aggressione. Come ad esempio Hippolitus Nayak, duramente colpito durante le persecuzioni cui sono giunte le scuse inaspettate da parte di uno dei responsabili di quelle violenze. E ancora. Nel racconto di Akkara anche l’esperienza di Junos Digal, tra i persecutori del distretto. Digal aveva attaccato obiettivi cristiani ma di fronte alla risposta pacifica delle sue vittime è divenuto lui stesso un cristiano, meravigliandosi della resilienza e della fede di coloro che un tempo aveva perseguitato.
Akkara cita poi le parole di un anziano della chiesa: “Dici che hanno una fede forte, ma penso che molti di loro torneranno indietro quando la loro sofferenza aumenterà”. Parole cui Akkara ha risposto: “No… posso assicurarti che non torneranno indietro”, sottolineando che “nessuno può comprendere la profondità della straordinaria testimonianza di Kandhamal se non ha sperimentato la peggiore persecuzione della storia indiana”.
Nonostante la terribile povertà e l’isolamento vissuto, i cristiani di Kandhamal hanno scelto di sostenere la loro fede piuttosto che soccombere alla disperazione. “Sono andato a visitare la comunità Kandhamal – ricorda Akkara – con copie del libro ‘Shining Faith’ da condividere con gli eroici cristiani. Sono andato desideroso di proteggere l’identità dei testimoni. Per fare questo avevo l’intenzione di  oscurare i loro volti e di utilizzare nomi anonimi. Ma la loro risposta mi lasciò sbalordito. Sfogliando le pagine del mio testo infatti, con me erano più arrabbiati che felici. “Signore, cosa hai fatto? Perché hai oscurato e nascosto i nostri volti? Non siamo codardi. Mostra i nostri volti. Anche se ci uccidono, non siamo preoccupati’.”
Oltre agli eloquenti libri di denuncia e alla campagna sui social media per Verità e Giustizia che fanno luce sull’incredibile testimonianza dei cristiani di Kandhamal, Akkara ha girato anche sei documentari.
“Kandhamal non è più una tragedia – sottolinea Akkara a “Christian Today”, perché il dolore del 2008 è stato trasformato in un evento glorioso dai coraggiosi cristiani di quel luogo. A cominciare dai bambini che hanno vissuto l’incubo di fuggire nella giungla, vivendo nei campi profughi e nelle baraccopoli, non si sono scoraggiati ma hanno rafforzato la propria fede”,

Il viaggio di Kandhamal, da luogo di tragedia a fertile terreno di vocazioni, testimonia la veridicità del detto: “Il sangue dei martiri è il seme della chiesa”. Come dice giustamente Akkara, “I valorosi cristiani di Kandhamal hanno effettivamente superato a pieni voti la prova della loro fede”. I cristiani di Kandhamal hanno mostrato al mondo che la fede può superare anche la più brutale delle persecuzioni, trasformando il dolore in gioia e l’oscurità in luce.

(*) Christian Today

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