Pakistan. Mobeen: “La vita dei cristiani è continuamente sotto minaccia”

“La vita dei cristiani è continuamente sotto minaccia e sono vittime di una fortissima persecuzione e discriminazione. Dalla fondazione del Pakistan i cristiani stanno via via diminuendo e sono passati dal 20 al 4 per cento della popolazione. L’estremismo religioso islamico non permette, a chi non è musulmano, di vivere una vita pacifica in Pakistan. E così non solo i cristiani ma anche gli Indù e gli Ebrei continuano a lasciare il Paese”. A parlare è Shahid Mobeen, fondatore dell’associazione dei Pakistani Cristiani in Italia e docente di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana.

Cristiani perseguitati (Foto: Acs)

“La vita dei cristiani è continuamente sotto minaccia e sono vittime di una fortissima persecuzione e discriminazione. cristiani. Dalla fondazione del Pakistan i cristiani stanno via via diminuendo e sono passati dal 20 al 4 per cento della popolazione. L’estremismo religioso islamico non permette, a chi non è musulmano di vivere una vita pacifica in Pakistan. E così non solo i cristiani ma anche gli Indù e gli Ebrei continuano a lasciare il Paese”. A parlare è Shahid Mobeen, fondatore dell’associazione dei Pakistani Cristiani in Italia e docente di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana.

foto SIR/Marco Calvarese

Come è la situazione al momento?
Secondo gli ultimi aggiornamenti sarebbero 21 le chiese, di cui tre cattoliche, ad essere state attaccate. So per certo che molta gente intorno al villaggio di Jarnwala è fuggita nei boschi e ha dormito nei campi per proteggersi dagli attacchi. Di fronte a questa ondata di violenza ci sono stati alcuni musulmani che hanno aperto la porta della loro casa ai cristiani e li hanno ospitati. Molte bibbie sono state bruciate, statue di santi o della Vergine Maria distrutte. Una situazione che ricorda molto quanto accaduto in Iraq dove l’estremismo religioso spesso ha colpito i cristiani locali e distrutto chiese. Su quanto accaduto è intervenuto il nuovo ministro dell’Interno che ha condannato le violenze e dichiarato illegali queste manifestazioni, ma non è sufficiente. Ci vuole una protezione che permetta ai cristiani intanto di rientrare nelle loro case e poi sarebbe doveroso provvedere alla ricostruzione di quanto distrutto. Come se non bastasse, poi, le persone arrestate, circa 120, probabilmente, come altri in passato, dopo qualche ora o giorno saranno rilasciati e quindi liberi di attaccare di nuovo chiese case e persone

L’incendio di una copia del Corano sarebbe alla base di tutto questo
Da quello che sappiamo, secondo quanto mi è stato riferito dall’avvocato che segue la cosa sul posto, l’uomo arrestato è accusato di aver stracciato alcune pagine del Corano e di aver scritto insulti contro il Profeta e il Corano stesso. Ma a quanto a noi risulta, questa persona sarebbe un’analfabeta, esercita un lavoro umile, pulisce infatti le strade e le latrine del villaggio, ed è privo di grandi conoscenze, Appare quindi a dir poco difficile che sia stato capace di scrivere cose brutte o insulti contro il profeta e contro il Corano. Comunque sia, lo dico a ragion veduta, nessun pakistano sano di mente farebbe una cosa simile sapendo che per gesti come questi si rischia la pena si morte.

Mi par di capire quindi che in Pakistan la vita delle minoranze e in particolare di quella cristiana è davvero difficile e dura. Cosa possiamo fare per aiutare queste persone?
È importante che la Comunità Internazionale sia attenta a queste situazioni. Se siamo riusciti a ottenere qualche risultato, come la liberazione di Asia Bibi ad esempio, è grazie a chi, a cominciare dai media, ha denunciato e dato visibilità a situazioni di questo tipo. È importante però che anche che nei rapporti bilaterali tra Paesi ci sia la possibilità’ di denunciare queste cose. I paesi dovrebbero semplicemente invitare il Pakistan non solo a far rispettare le leggi esistenti ma anche a togliere tutto il materiale che promuove odio contro altre religioni. L’odio religioso non solo è insegnato nelle “madrasse” ma viene addirittura inserito nei curriculum vitae.

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