Medio Oriente: Gerusalemme, visita alla Spianata delle Moschee, Ben Gvir come Sharon?

Visita 'a sorpresa', questa mattina, del neo ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, capo del partito di estrema destra Otzma Yehudit, nella Spianata delle Moschee a Gerusalemme, per gli ebrei Monte del Tempio. Un gesto che ricorda quello analogo compiuto, nel settembre del 2000, da Ariel Sharon e che fece scoppiare la Seconda Intifada.

Gerusalemme, 28 settembre 2000, scontri alla Spianata delle Moschee (Foto AFP/SIR)

Come Ariel Sharon nel settembre del 2000: sono in molti oggi in Israele, e non solo, a paragonare la ‘passeggiata’ del neo ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit, nella Spianata delle Moschee a Gerusalemme, per gli ebrei Monte del Tempio, a quella dell’allora leader dell’opposizione nel Parlamento israeliano.

Itamar Ben Gvir (Foto ANSA/SIR)

Capo del Governo era il laburista Ehud Barak. Un gesto dimostrativo che innescò la Seconda Intifada. Sharon entrò, protetto da una poderosa scorta armata, nella spianata dove si erge la Cupola della Roccia, terzo luogo sacro ai musulmani che vi indicano il luogo in cui Maometto compì il suo ‘viaggio notturno’. Da lì in poi circa 5 anni di violenze e migliaia di morti, con attentati suicidi palestinesi nelle città israeliane, e campagne militari israeliane.

Senza preavviso. Questa mattina, senza preavviso – nei giorni scorsi il premier Benyamin Netanyahu aveva cercato di dissuadere il suo alleato di Governo dal compiere un simile gesto – Ben Gvir è entrato nella Spianata delle Moschee, ribadendo che “il Monte del Tempio è il luogo più importante per il popolo ebraico”. “Manterremo la libertà di movimento per i musulmani ed i cristiani”, ha aggiunto il leader oltranzista di Otzma Yehudit. Come è noto, in base agli accordi internazionali stipulati dopo la Guerra dei 6 giorni (1967), il sito si trova nell’area controllata da Israele, ma la sua amministrazione è affidata al Fondo religioso islamico (Waqf) con la Giordania garante. In base a questi accordi, i musulmani possono accedere alla Spianata e pregarvi. Ai fedeli delle altre confessioni, invece, è consentito l’ingresso e la visita ma non la preghiera o l’esposizione di simboli religiosi e di bandiere. Spetta alla polizia israeliana far rispettare questa norma.

Gerusalemme, Spianata delle Moschee (Foto P. Belmonte)

Le reazioni palestinesi. La ‘passeggiata’ di Ben Gvir ha subito scatenato la dura reazione palestinese, Hamas in testa. Per il portavoce della fazione islamica che controlla la Striscia di Gaza, Hamas Abd al-Latif al-Qanua – citato dai media – la visita di Ben Gvir “è un altro esempio dell’arroganza di un governo di coloni, dei loro futuri piani di danneggiare la Moschea di Al-Aqsa e di dividerla”. Analoga denuncia arriva da parte di Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente palestinese Abu Mazen: “Le ripetute minacce di cambiare lo storico status quo sulla Moschea di al-Aqsa a Gerusalemme è una dichiarazione di guerra con serie conseguenze per tutti: se non saranno fermate da una seria pressione da parte degli Usa, queste pericolose politiche di Israele porteranno la situazione fuori controllo”. Su Twitter Hussein al Sheikh segretario generale dell’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) scrive che “La minaccia di Ben Gvir di assalire Al-Aqsa come ministro della sicurezza è il culmine di una sfida palese e spudorata che richiede una risposta palestinese, araba e internazionale, commisurata a tale passo che va considerato il primo di questo governo e delle sue politiche di occupazione”. “Inaccettabile”: così l’Ambasciata Usa in Israele ha definito la visita di Ben Gvir alla Spianata delle Moschee/Monte del Tempio. “Tutte le azioni che impediscono il mantenimento dello status quo nei luoghi sacri di Gerusalemme sono incettabili”. 

Gerusalemme, 28 settembre 2000, Sharon, scortato dalla Polizia, entra alla Spianata delle Moschee (Foto AFP/SIR)

La voce dell’Opposizione e della Giordania. Forti critiche all’azione di Ben Gvir, ministro in carica e responsabile della sicurezza nazionale, giungono anche dal Capo dell’opposizione, l’ex primo ministro Yair Lapid, che parla di “provocazione che porterà alla violenza e avrà un costo di vite umane”. Di “flagrante violazione del diritto internazionale, nonché dello status quo storico e legale a Gerusalemme” parla il portavoce del ministero degli Esteri della Giordania, la cui famiglia reale è custode dei luoghi sacri di Gerusalemme, Sinan Majali che mette in guardia dal rischio “escalation” e fa appello alla comunità internazionale perché “agisca subito per impedirla”.

La preoccupazione della Chiesa. Sul clima di tensione che grava sulla vita politica e sociale in Terra Santa si era espressa, prima di Natale, l’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts). Nella nota gli Ordinari evidenziavano che: “Alcune dichiarazioni di membri che fanno parte della coalizione governativa sono molto controverse nei confronti della comunità araba o comunque non ebraica. Sono contrarie allo spirito di convivenza pacifica e costruttiva tra le varie comunità che compongono la nostra società. Tali dichiarazioni favoriscono coloro che in questo paese vogliono la divisione. Crea sfiducia e risentimento. Hanno gettato le basi per ulteriori violenze. La violenza nel linguaggio inevitabilmente, prima o poi, si trasforma anche in violenza fisica”. Da qui l’augurio che “sotto questo governo, l’attenzione delle autorità civili del Paese venga ricondotta con equità alle diverse comunità che compongono la società israeliana, evitando discriminazioni o preferenze”. Il timore, riportato dai media israeliani, è che dopo la visita di Ben Gvir alla Spianata, possa riprendere il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza con conseguente risposta dell’Idf, Israeli Defense Forces. Fonti locali, interpellate dal Sir, parlano di “situazione sotto controllo. Stamattina un gruppo di pellegrini italiani è riuscito ad entrare in visita nella moschea”.-

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