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Azar Karimi, “stanno combattendo a mani nude contro il regime e non si fermeranno. Aiutiamoli”

Le immagini che arrivano parlano di ragazzi giovanissimi giustiziati e di madri che piangono sul luogo dove sono stati seppelliti. Azar Karimi fa parte dell’Associazioni giovani iraniani in Italia e la sua missione oggi è far sapere al mondo cosa sta succedendo in Iran e soprattutto nelle carceri iraniane. “Il bilancio degli arresti e delle persone che sono morte - dice - è altissimo ma non è quello reale. Sicuramente sono di più di quello che ci arriva come documentazione. A noi risultano 700 morti e 30 mila persone arrestate. Ma, ripeto, sono di più. E parliamo anche di bambini, ragazzi minorenni, giovani, uomini e donne. Non c’è filtro”.

Manifestazione degli iraniani in Italia (Foto Associazioni giovani iraniani in Italia)

Azar Karimi, giovani iraniani in Italia (Foto Karimi)

Sono immagini e video preziosissimi.  Perché dietro a quelle riprese, qualcuno rischia la vita. Sono immagini forti, difficili da vedere. Ritraggono giovani per strada che lottano, ragazzi giustiziati, madri che piangono. Ma diffonderle è vitale perché “il mondo deve sapere quello che sta succedendo in queste ore in Iran ed è quindi un dovere per noi diffondere queste notizie”. La resistenza iraniana è anche qui in Italia. A dare voce alle proteste qui nel nostro Paese sono soprattutto le donne e i giovani, figli di iraniani, legatissimi a quella terra.  Azar Karimi è una di loro. E’ membro dell’Associazioni dei giovani iraniani in Italia. La contattiamo mentre dall’Iran arrivano notizie di orrore: dopo l’impiccagione di Mohsen Shekari, l’8 dicembre, e di Majidreza Rahnavard, il 12 dicembre, la magistratura ha dichiarato di aver emesso altre 11 condanne capitali contro altrettanti ragazzi scesi in strada per manifestare dopo la morte di Mahsa Amini. Un numero che secondo gli attivisti è inferiore a quello effettivo, valutato in almeno il doppio. E’ la spietata guerra degli ayatollah contro il popolo iraniano che punta a fare terra bruciata attorno alla protesta.  Le persone condannate a morte – spiega Azar – fanno principalmente parte dei nuclei di resistenza che ci sono all’interno del paese e che coordinano le proteste. Due ragazzi sono stati giustiziati nel giro di pochi giorni e purtroppo ce ne saranno altri. Sono persone che sanno perfettamente a cosa vanno incontro ma sanno anche di essere parte di una rivoluzione che sta durando da più d 85 giorni e non si fermeranno”.

Come state seguendo le notizie che vi arrivano dall’Iran?

Quello che è successo l’altro giorno ci spezza il cuore. Ci siamo svegliati la mattina con questa notizia terribile. L’ultimo ragazzo giustiziato ha subito un processo farsa, senza difesa e senza nessun rispetto dei diritti. Un tribunale lo ha condannato a morte, giustiziato e seppellito di nascosto senza neanche farlo sapere alla madre. Il popolo iraniano sa benissimo a cosa sta andando incontro quando esce per strada a manifestare. Ma il popolo è deciso a non tornare indietro, ad andare avanti con le proteste fino al rovesciamento del regime.

Avete contatti diretti con i ragazzi della resistenza?

Noi direttamente con loro no. Ci inviano informazioni. Purtroppo la rete internet è molto limitata. Ma attraverso nostri canali riusciamo a ricevere immagini, video, foto e notizie. La comunicazione per loro è molto pericolosa. Anche solo filmare, riuscire a portare fuori le immagini o anche una minima documentazione di quello che sta realmente succedendo, rappresenta un rischio altissimo.

E come fanno a parlare con l’esterno?

Riescono attraverso canali criptati. Quel poco che riusciamo a ricevere, è comunque già tantissimo per noi. Ma non è facile perché parlare con l’esterno è proprio quello che il regime vuole evitare a tutti i costi.

Parlaci allora di quello che ricevete?

Le immagini e i video parlano da sole. Sono strazianti. Come il video del primo ragazzo che è stato giustiziato. Si vede la madre che per strada, urla il suo dolore. Sono immagini così forti che non sono personalmente riuscita a vedere fino alla fine. Chi è riuscito a farlo, parla di un video molto pesante. Siamo orgogliosi di loro. Per noi questa è la rivoluzione del popolo iraniano. E se riusciranno a vincere, sarà una vittoria conquistata con il sangue e la vita. Ogni ora, ogni secondo che passa, ho sempre il terrore di ricevere immagini e notizie di altri ragazzi giustiziati, condannati, arrestati.

Quanti sono?

Il bilancio degli arresti e delle persone che sono morte, è altissimo ma non è quello reale. Sicuramente sono di più di quello che ci arriva come documentazione. A noi risultano 700 morti e 30 mila persone arrestate. Ma, ripeto, sono di più. E parliamo anche di bambini, ragazzi minorenni, giovani, uomini e donne. Non c’è filtro.

Quindi la vostra preoccupazione è soprattutto rivolta per quello che sta succedendo nelle carceri?

Sì. In questi giorni andremo ad Amnesty International per capire come riuscire insieme a fermare queste esecuzioni. Il regime non si fermerà e continuerà a farlo. Usa queste condanne a morte per spaventare la popolazione. Ne ha giustiziati due a distanza di pochi giorni. Fermare le esecuzioni e tenere accesi i riflettori sulla rivoluzione iraniana è il nostro scopo.

L’opinione pubblica italiana vi segue?

Per fortuna l’attenzione questa volta è alta. Noi qui in Italia cerchiamo di essere la voce del popolo italiano.

E cosa vorresti dire?

Vorrei dire che siamo tutti una grande famiglia. L’Iran può sembrare un Paese lontano ma non lo è. I giovani, gli uomini e le donne che sono in Iran e che stanno combattendo, chiedono il nostro sostegno e l’intervento della comunità internazionale. È un popolo che si sta difendendo a mani nude contro un regime disumano che non ha pietà per nessuno. È una lotta per la vita. La storia italiana ci ricorda che tanti anni fa anche qui il popolo ha combattuto per gli ideali in cui fortemente credeva. È esattamente quello che sta facendo il popolo iraniano in questo momento. Speriamo che la vittoria arrivi al più presto”.

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