Stati Uniti. Alle urne di Midterm ha vinto il diritto all’aborto

Nelle urne delle elezioni di Midterm non c’era solo il verdetto su quale partito avrebbe guidato la Camera dei Rappresentati e il Senato, ma i primi referendum ufficiali sull’aborto, da quando la Corte Suprema ha ribaltato la sentenza Roe contro Wave che legalizzava, a livello federale, l’interruzione di gravidanza. E mentre gli esiti su chi guiderà il Congresso restano incerti, il chiaro vincitore delle elezioni è stato il diritto all'aborto

(Foto: ANSA/SIR)

(da New York) Nelle urne delle elezioni di Midterm non c’era solo il verdetto su quale partito avrebbe guidato la Camera dei Rappresentati e il Senato, ma i primi referendum ufficiali sull’aborto, da quando la Corte Suprema ha ribaltato la sentenza Roe contro Wave che legalizzava, a livello federale, l’interruzione di gravidanza. E mentre gli esiti su chi guiderà il Congresso restano incerti, con una Camera, a probabile guida repubblicana e un Senato in stallo fino al 6 dicembre, quando il ballottaggio della Georgia deciderà se i democratici avranno la maggioranza, il chiaro vincitore delle elezioni è stato il diritto all’aborto. I cinque Stati che avevano deciso di farne materia referendaria lo scorso 8 novembre hanno dovuto prendere atto che i loro cittadini sono a favore di misure che garantiscono l’interruzione di gravidanza. In California, Vermont e Michigan, gli elettori hanno approvato misure elettorali che sanciscono i diritti di aborto nelle loro costituzioni statali. Negli Stati tradizionalmente repubblicani del Montana e del Kentucky, gli elettori hanno rifiutato le misure che avrebbero limitato i diritti di accesso alle cure riproduttive. Gli esiti delle urne provano che il grande sconfitto di questa tornata è anche la Corte Suprema, che dal giugno 2022 ha lasciato il tema della difesa della vita o dell’aborto in mano agli Stati, che ne hanno fatto, spesso, un programma elettorale.

“Se c’è una cosa che le elezioni di Medio termine ci hanno insegnato è questa: proteggere l’aborto è popolare”, ha dichiarato a Religions news service Jamie Manson, presidente di Catholics for choice.

Secondo un sondaggio di Nbc news, pubblicato a settembre, circa il 57% dei cattolici statunitensi, il più grande gruppo religioso del Paese, con 61 milioni di aderenti, è favorevole al diritto all’aborto, anche se la loro leadership e gli insegnamenti della Chiesa si oppongono. Oltre ai cattolici infatti, anche i cristiani ortodossi (73%), gli ebrei (73%), i musulmani (63%), i buddisti (77%), gli indù (67%) e cristiani non evangelici (64%) sono favorevoli alla legalizzazione dell’aborto in tutti o nella maggior parte dei casi.

Tra i temi che preoccupavano gli elettori, dopo l’inflazione c’era sicuramente l’aborto e questo tema ha evitato che i democratici perdessero di larga misura sia alla Camera sia al Senato. I repubblicani che hanno inizialmente difeso la messa al bando dell’interruzione di gravidanza, hanno dovuto moderare le loro posizioni, quando i sondaggi le hanno dichiarate lontane dalla loro base elettorale. Quattro repubblicani su 10 credono che l’aborto debba essere legale; sul fronte democratico sono sei elettori su 10 a crederlo.

I vescovi cattolici negli Stati dove si sono svolti i referendum hanno espresso disappunto per il risultato delle urne e hanno sollecitato un maggiore impegno di tutti per la cultura della vita e il sostegno delle donne bisognose e delle famiglie, senza lasciare ai tribunali la decisione finale sui bambini non nati e sulle loro madri.

“L’aborto è ora legale in Michigan a un livello senza precedenti e sono in gioco milioni di vite”, ha scritto l’arcivescovo di Detroit, Allen H. Vigneron, in una lettera ai cattolici pubblicata sul sito web dell’arcidiocesi, commentando la decisione dello Stato di rimuovere tutte le restrizioni all’aborto.

La Conferenza episcopale della California ha commentato che il risultato del referendum “è la più eclatante espansione dell’aborto che questo Paese abbia mai visto” e ha stabilito un precedente a livello federale.

Gli elettori del Montana hanno respinto invece l’approvazione del Born alive infants protection act che richiede ai medici di cercare di salvare la vita dei bambini “nati vivi in qualsiasi stato di sviluppo” a seguito di un aborto. I vescovi dello Stato hanno puntato al “buon senso” dei fedeli, ma anche in questo caso hanno dovuto arrendersi alla sconfitta.

Marjorie Dannenfelser, presidente di Susan B. Anthony Pro-Life America, una delle più grandi organizzazioni pro-life, con forti legami con i leader repubblicani, ha criticato i candidati che non hanno espresso la loro posizione con chiarezza, definendo la loro “una politica negligente”. Dannenfelser ha insistito che non è possibile accettare uno status quo sull’aborto o posizioni solo estreme quando “la stragrande maggioranza degli americani, comprese le donne, gli indipendenti e anche gli elettori democratici concordano che dovrebbero esserci dei limiti all’aborto e questo potrebbe essere il punto da cui ricominciare la discussione”, anche dopo le elezioni di Midterm.

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