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Afghanistan. A Herat “un velo che pesa come la montagna” (Proverbio di Ghazni)

Continua il racconto dello scrittore afghano, Gholam Najafi, tornato nel suo Paese natale con il sogno di costruire una scuola per i bambini nei pressi di Herat

Afghanistan, Herat (Foto Gholam Najafi)

(Herat) Oggi passeggiavo a fianco di un ruscello, un ruscello che non si sa bene che tipo di acqua fa scorrere nel suo petto. I bambini, appena tornati dalla scuola primaria, giocavano; molti avevano degli aquiloni fatti da sé e con il filo in mano li lanciavano in bocca al vento. Qui a Herat non manca mai il vento, tira in ogni stagione, in ogni momento della giornata. Altri bambini avevano creato altri giochi: con una semplice corda cercavano di ‘impiccare’ i pesci del ruscello; insomma, cercavano di imparare a pescare in un paese senza pesce, un paese che di pesce vivo ne possiede poco.

Afghanistan, Herat (Foto Gholam Najafi)

Io invece cerco di studiare i rami e le radici. Poco più avanti un gruppo di anziani ascoltava le letture di antiche poesie cantate da un poeta dei giorni nostri che non mancava di tradurre il significato di ogni verso, poiché tutti gli anziani sono analfabeti o sanno soltanto poche parole. Accanto a loro, altri giovani e anziani che giocavano al lancio del sasso. Un gioco molto antico e di svago dopo il lavoro, ma anche uno sport per irrobustirsi le spalle; chi ha le spalle più forti è più facile che lanci lontano e vinca la gara. Sulle vie interne invece c’erano diversi venditori ambulanti uno in particolare gridava: “compro oggetti consumati e vendo oggetti riparati”, un altro ancora mangiava i semi di papavero e con i suoi nipotini vendeva i pezzi di lapislazzuli. Chissà se dopo una lunga giornata sotto il sole sarà riuscito a portare del pane a casa.

Ho proseguito nella mia passeggiata e come una farfalla passavo di porta in porta. Prendendo delle stradine non ancora asfaltate, ho visto una signora anziana tornare dalla moschea con cinque rosari in mano mentre continuava a pregare. Non era la sola, anche altri anziani fedeli tornavano verso casa, sarà per paura che l’età sempre più matura si avvicini? Oppure pregano per dei cari in viaggio o già molto lontani di cui non sanno quando torneranno? Una preghiera per ogni perla di rosario; sa poche cose ma le ripete più e più volte. Dio sa del suo peccato e del suo continuo lamento. Più avanti un Bazar dove, sotto le tende, le donne vengono a comprare vestiti lunghi, da qui si passa alle sartorie piene di ordini da più di un mese. Lavorano molto bene i sarti e i commercianti di lana. Alcune donne riescono a vendere loro i lavori di ricamo come fossero pezzi d’arte per dar da mangiare ai loro numerosissimi figli.

Afghanistan, Herat (Foto Gholam Najafi)

È questa la società afghana fatta di molti colori, colori che vanno cuciti assieme per fare un bel vestito, come quelli che si vedono in Primavera, ma adesso è troppo presto per tutto quel scintillio di colori, siamo ancora in autunno. Trascorro le mie giornate a fare fotografie, mentre verso sera inizio a scrivere, un po’ come le mie vecchie pecore che di giorno brucavano nei pascoli le erbe e di notte ruminavano sotto la luminosa luna in riposo, eppure per me gioiosa. Che piacere poter scrivere dalla stessa terrazza da dove nel 2021 sentivo gli spari di uomini contro altri uomini. Poco lontano da dove sto ora combattevano come i lupi nella zona di Zendeh Jan (corpo vivo), mentre ora che guardo le stelle così lontane sento solo l’abbaiare dei cani dai lontani villaggi, senza sapere che cosa vogliono dirci.

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